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I mondiali di basket

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2006 13:19
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27/08/2006 10:23
 
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Italia, analisi di una eliminazione


27/08/2006 09:57


- Corriere della Sera -




Schiaffeggiamola, questa Italia che va a casa già agli ottavi, facendo la parte della «scarsa» tra gli «scarsi». Ma accarezziamola, per il ricordo dei giorni scorsi: questo è solo il peggior epilogo possibile di un buon Mondiale, trascorso alla ricerca di un'identità. Se ci si ferma alla cronaca, all'occasione sprecata contro i lituani, alla bocciatura del primo giro di una roulette chiamata playoff, si rischia di buttare via il bambino e l'acqua sporca, di perdere insomma di vista il bilancio complessivo.Che ci assolve, per le belle cose viste a Sapporo, e non ci condanna come invece fa, crudelmente, il parquet di Saitama, dando mandato al destino di punire prima il Giovane e poi il Vecchio. Belinelli & Basile, quando i tiri liberi diventano un incubo numerico (uno-su-sette negli ultimi otto secondi) e una lotta addirittura sul filo dei centesimi: ne erano rimasti 60 nel momento in cui «Baso» ha udito riecheggiare per tre volte il sinistro «sdeng» del ferro, la colonna sonora del pareggio mancato in extremis e della conseguente condanna.
Davanti agli occhi passano così i flash della giornata proibita: l'avvio deciso, con Rocca mattatore e ben presto in doppia cifra; la scioltezza nel muoversi, fino al +5 dell'inizio del secondo quarto, lo zenith di Azzurra; e poi, certo, il riflusso sempre più evidente, il naufragio di cardini quale Soragna, l'inconsistenza di Gigli, Marconato e Garri, lo sbattersi vano di Di Bella, che ha sulla coscienza in particolare un passaggio in tribuna quando, a 39'' dalla fine, l'Italia aveva avuto la palla per ricucire il -2.
Macijauskas con dodici punti di fila aveva scollato Azzurra, Darius Lavrinovic e Javtokas l'avevano spedita a -10 (36'): da lì si è risaliti solo perché Belinelli si è fatto perdonare una prova anche per lui insufficiente azzeccando giocate da trascinatore. Alla faccia dei vent'anni. Però navigare controcorrente non è mai agevole, soprattutto se ti scappa il rimbalzo-partita (vero Gigli?) o se stai spesso in «canestro vietato» (36% dal campo: che miseria!) sperando che il vigile non faccia mai la multa. Ma tutto ciò, appunto, è solo la cronaca di ieri. Il ricordo generale è migliore e lo sottolinea pure il caro Boscia Tanjevic, che con la sua ruspante Turchia supera la Slovenia e diventa «l'unico italiano felice in questa giornata». Una battuta per sé, un elogio per gli azzurri: «Hanno disputato un grande Mondiale».
Sì, si meritava di più. Anche per non vedere un ragazzo quale Basile piombare nello psicodramma, triste titolo di coda dell'eliminazione. Il volto umido di lacrime, le parole che non vengono, il c.t. Recalcati lì a fianco che si commuove a sua volta. Attimi interminabili, di silenzio. Parte un applauso, i presenti si uniscono: è emozione pura. Gianluca Basile non deve subire la gogna mediatica, ma lui, il capitano, ha deciso di non risparmiarsi: «Chiedo scusa al coach e ai compagni: si aspettavano qualcosa da me, in questo Mondiale. A volte, quando è andata bene, mi sono lodato e sono stato lodato; ora no, ora è giusto che prenda solo io la "merda" che mi cadrà addosso».
Non succederà, Gianluca: bisogna estendere l'orizzonte del giudizio oltre le mura splendide e dannate dello «scatolone» di Saitama. Non si può infierire, anche perché adesso c'è l'uomo che ha il coraggio di presentarsi e di umiliarsi, mogio e singhiozzante. Due anni fa nella semifinale olimpica segnava 30 punti ai lituani, record della carriera in nazionale: dev'essere stata ben altra sensazione... Allora, com'è andata, Baso? «Il tiro non mi veniva, le gambe non funzionavano. Quando è così, vai giù di testa: è stato un disastro». Era entrato nel salone per annunciare l'addio all'Italia, nonostante abbia solo 31 anni. Però ha udito le parole di Recalcati che lo confermava nel ruolo di leader. Non è rimasto insensibile, il Baso; forse si è fermato un passo prima: «Deciderò a suo tempo, ora sto troppo male». Ci pensi a mente fredda: un [SM=x486235] come lui non può concludere da perdente.
Flavio Vanetti


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