...IN MEMORIA DI FABIO ZINGONE

 
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2° colpo di mercato della Eldo!

Ultimo Aggiornamento: 08/07/2007 20:55
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07/07/2007 20:12
 
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Re:

Scritto da: LYNN GREER 90 07/07/2007 20.08
mi dispiace infrangere il tuo cuore ma penso ke sia impossibile vedere michel quest'anno con noi!



ma voi pensate mai che se tornasse Lynn abbiamo una squadra da paura...

Greer + Monroe + Thomas + Ress + Hunter


non sarebbe un quintetto da favola???
roba da vincere l'eurolega??? [SM=g27827]: [SM=g27827]:



[SM=x486238]

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Re: Re:

Scritto da: O'lu' 07/07/2007 20.12


ma voi pensate mai che se tornasse Lynn abbiamo una squadra da paura...

Greer + Monroe + Thomas + Ress + Hunter


non sarebbe un quintetto da favola???
roba da vincere l'eurolega??? [SM=g27827]: [SM=g27827]:



[SM=x486238]

e che noia co sto greer...è passato un anno..vi rendete conto? stiamo ancora a parlare di greer...scordatevelo..

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08/07/2007 19:56
 
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greer ha rinnovato per altri 3 anni coi bucks...notizia di settimane fa...basta!
_ _ _ ________________________ _ _ _

08/07/2007 20:55
 
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ragà leggete un pò qua:
Eldo Napoli: ecco Jamel Thomas, another Coney Island Finest


Jamel Thomas, la nuova ala piccola in forza alla Eldo Basket Napoli, proviene da una famiglia di campioni. La sua è una storia particolare, una delle tante che accadono al di là dell’oceano. Coney Island, South Brooklyn, non è il migliore dei luoghi dove vivere lontano da gangs e tentazioni effimere: sono tanti ragazzini della zona che rischiano di prendere la strada sbagliata, e questo vale anche per Jamel. Papà inesistente, come spesso accade, la mamma viene uccisa quando lui aveva solo tre anni, ma nel quartiere di Surfside Gardens, a West 31st Street, c’è per fortuna anche gente di cuore. Mamma Erica e papà Otis Telfair lo accolgono, insieme al fratellino di un anno Deon, e lo accudiscono come un figlio, insegnandogli le regole per tenerlo alla larga da spacciatori e gang varie. Non è facile, perché Jamel è un soggetto a rischio, e il suo nickname “five-thirty”, l’orario del mattino al quale spesso si ritirava a casa, lo dimostra. Come spesso accade, il basket è una valvola di sfogo e di riscatto sociale per gli afro-americani, perchè negli Stati Uniti il razzismo è fuorilegge, ufficialmente, ma in realtà esiste ancora. E poi la famiglia Telfair è strettamente legata da una parentela alla lontana ad una altra famiglia, quella dei Marbury, dove il basket è il pane quotidiano da sempre: tutti i fratelli Marbury hanno giocato in college di buon livello e con una scolarship, la borsa di studio per meriti sportivi.

La famiglia non se la passa benissimo, e la madre adottiva di Jamel ripone tutte le speranze su di lui. Se sei un talento a Coney non puoi non giocare ad Abraham Lincoln High School, per tradizione scuola seconda alla sola Power Memorial di Manhattan, teatro delle gesta di un certo Lew Alcindor/Jabbar e di Chris Mullin - sì, proprio colui che ha scelto Belinelli - , scuola poi chiusa per mancanza di fondi. In squadra, oltre a Jamel, andato tardi al liceo (è del ’76), c’era anche Stephon Marbury (classe ’77), “The Coney Island Finest”, il migliore della nidiata, con cui Jamel condividerà anche tante gare al Rucker Tournament. E’ stato proprio Steph ad aver presentato Jamel a coach Heartstein, nel ’91, dopo che Thomas aveva sempre “marinato” la scuola negli anni precedenti. Il cugino si era preso cura di lui e il basket aveva fatto il resto... Nel 1995 le strade dei due si dividono: “Starbury” va a Georgia Tech, mentre Thomas, sotto la supervisione di Don Marbury, papa di Steph, va a Providence, college della omonima capitale del Rhode Island a sud di Boston. Già lì c’era stata la prima delusione per Jamel, che non viene convocato per il McDonalds All-American, torneo che riunisce i migliori liceali degli USA, cioè del mondo, ed è costretto ad assistere solo dagli spalti alle gesta dell’amico/cugino - acquisito - in una memorabile edizione a St. Louis con Garnett MVP e Louis Bullock vincitore della gara del tiro da tre. Dopo un anno Marbury è già nella NBA, mentre Thomas, che sicuramente ha meno talento, sceglie di restare tutti e quattro gli anni tra i Friars. ”Jamel è un grande giocatore con un gran cuore”, disse una volta il coach di Providence Pete Gillen, ma ci furono anche momenti difficili, come quella volta in cui Thomas minacciò di non giocare contro Duke se non avesse avuto dei biglietti omaggio, in una serata in cui tutto era “sold out”. Thomas fece poi una gran gara contro i Blue Devils…

Le aspettative della famiglia in quel maledetto NBA Draft del 1999 erano altissime, ma Jamel non venne scelto e la cosa getto nello sconforto più totale la mamma adottiva. ”Questo le spezzò il cuore”, racconta Thomas nel film documentario della ESPN Through The Fire. Through The Fire altri non è che una produzione di Jon Hock (guru dell’AND1 Mixtape Tour) che racconta la storia del fratellastro minore di Jamel, Sebastian Telfair, il terzo dei cinque figli naturali di mamma Erica, su cui slittarono le pressioni della madre quando oramai le chance NBA di Thomas erano perse. Nel documentario, Thomas spiega a “Bassy” i segreti per non fallire il salto con i professionisti e gli racconta la profonda frustrazione subita nel non essere stato scelto da nessuna franchigia NBA, un affronto per una stella dei playground neworkesi. Anche Telfair giocherà a Lincoln HS, superando non solo il record di punti della scuola che apparteneva al suo cugino di secondo grado Marbury, ma addirittura il record di punti nella New York Public School League che apparteneva a Lew Alcindor/KA Jabbar. Telfair ora gioca nella NBA, cosi come “Steph”, mentre Thomas, dopo aver conosciuto l’inferno delle leghe minori americane e dei contratti “decadali” nella NBA, si è costruito una carriera in Europa tra Italia e Grecia, lontano da casa, e per un Coney Islander è dura accettarlo.

Uscito dal college e costretto gioco-forza allo status di free agent, Thomas disputò nel 1999 la preseason con i Cleveland Cavs, poi fu firmato dai Quad City Thunder nella CBA, con l’intermezzo di un contratto decadale con i Boston Celtics e di due con i Golden State Warriors. Dopo summer league e preseason 2000 con i Portland Trailblazers, ritorna a Quad City dove disputa metà campionato CBA ‘00/’01 prima di trasferirsi nella neonata ABA a Memphis, nella squadra dal fantastico nome Houn’Dawgs (nome slang di una razza di cani americana), dove tra l’altro vi giocò anche il mitico Dontae Jones. A fine stagione il premio di una altro “decadale” con i New Jersey Nets. Nel 2001 disputa la preseason con gli Utah Jazz: sarà la sua ultima esperienza con una franchigia NBA. Nel 2001/2002 ritorna in ABA con i Phoenix Eclipse e nell’estate 2002 giocherà un’ottima summer league con i Knicks, poi l’avventura in Europa.

Jamel Thomas non gioca nella NBA, ma comunque è uno di quelli di Coney Island che ce l’ha fatta, così come “Bassy” e “Starbury”. Ma la storia del borough neworkese è anche piena di vicende non sempre a lieto fine: Asher Beard (il famoso Tick Tick Boom dei playground di Brooklyn), forse il talento più puro visto da quelle parti dove una volta svettava l’otto volante, racconta in Through The Fire cosa succede se non riesci a uscire con il basket da Coney: ”Ogni giorno soffri". That’s USA, that’s Coney Island. Peace, [SM=x486242]

www.basketnet.it/news/?id=81025

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