«Gigli? Gli ho fatto la corte per un anno»

Andrea Menozzi, ex responsabile dei baby biancorossi

- Il Resto del Carlino -

Nella Bipop dei giovani, che a Torino si è tinta di azzurro con la casacca dell'Italia, c'è anche la mano di Andrea Menozzi. Ora a Vigna di Valle, in Lazio, dove il College Italia di cui è la guida tecnica si sta ben sviluppando, l'ex allenatore e responsabile del settore giovanile biancorosso propiziò infatti l'approdo a Reggio di Gigli e Boscagin.
Partiamo da Angelo Gigli, che ha voluto ringraziarla nell'intervista sul Carlino di lunedì: si aspettava che potesse diventare un giocatore di questo livello?
«Quando lo contattai, gli dissi che lo avremmo schierato da ala piccola, per farne un giocatore di livello europeo. Forse questo fu l'aspetto decisivo per cui scelse Reggio. A me rimarrà la soddisfazione di averlo allenato, ma il merito è tutto del suo atteggiamento e della sua disponibilità. L'Nba? Ha un gioco che non conosco bene, quindi non posso esprimermi sulle sue possibilità in quell'ottica».
Gigli arrivò nell'estate del 2001, ma il corteggiamento fu ben più lungo...
«Circa di un anno. Lo seguivamo da tempo. Imparammo a conoscerci durante l'Adidas Camp di Ettore Messina. Come membro dello staff avevo diritto a un paio di inviti e uno fu per lui. Chiaro che, quando la Fortitudo Roma diede il permesso di trattarlo, essere già in buoni rapporti fu un vantaggio».
Si aspettava che potesse esplodere tanto in fretta?
«Mi ha stupito. Non credevo sarebbe stato subito un fattore così determinante. Bisogna aggiungere che ha sempre trovato coach di serie A attenti al suo potenziale: Marcelletti gli faceva fare allenamento con la prima squadra da ala piccola, Dalmonte lo lasciava con me per lunghe sedute di tiro, Frates l'ha fatto giocare».
Ma lei ritiene che Gigli sia già un ala piccola?
«Sa giocare fronte a canestro e ha determinate capacità in difesa. Questo è l'importante, perché oggi, tranne play e centro, il discorso sui ruoli è abbastanza elastico».
Di Giorgio Boscagin cosa può dire?
«Arrivò nel 2002 per giocare in Under e in B2 a Castelnovo Sotto, dove all'inizio, non essendo un nome noto, c'era qualche perplessità su di lui. Lo conoscevo da circa un anno e mezzo, perché faceva parte della nazionale Cadetti di Boniciolli, di cui ero il vice. Mi fa piacere che sia arrivato così in alto, ma la sua è una situazione diversa da quella di Gigli, perché quando venne a Reggio, dopo il fallimento di Verona, era già un giocatore sviluppato».
Si informa ancora sul settore giovanile della Bipop?
«No, ma so che stanno continuando a reclutare e che le dichiarazioni dei dirigenti sono nell'ottica di investire sul vivaio. Quindi, i risultati non potranno che venire».
Parliamo ora del College Italia, nato in collaborazione tra la Fip e il Centro Sportivo dell'Aeronautica: in B2, siete nelle posizioni medio alte di classifica e in Belgio avete appena ottenuto il secondo posto dietro gli USA nel trofeo Shape, riservato alle nazionali militari dei paesi Nato.
«La nostra è una sorta di nazionale Under 21 bis. Essendo il primo anno, reclutamento e organizzazione non sono stati facili, ma ora è motivo di grande soddisfazione vedere ragazzi con poca esperienza alle spalle così migliorati».
Risultati gratificanti, dopo le dimissioni di Castelnovo Sotto, a metà della stagione scorsa. Allora l'idea per cui lei può allenare solo nelle giovanili non è del tutto fondata...
«Non raccolgo queste considerazioni superficiali. Del periodo a Castelnovo Sotto conservo ottimi rapporti con Fiorendi e Marcovaldi, non proprio due ragazzini. Io fui uno dei più convinti sostenitori di quel progetto, cioè far giocare tanti giovani in un campionato importante, date certe condizioni e certe strutture. A Vigna di Valle le ho trovate e ora non ho motivo di fare polemiche: lavoro con il settore squadre nazionali, su atleti motivati e potenzialmente interessanti. Cosa potrei volere di più?».
Luigi Siligardi