Dream team di dicembre

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Anymore
00sabato 3 dicembre 2005 19:33
“chiedo scusa, edicolante, ma ho chiesto l’ultimo numero di Dream Team, non di Kerrang! Non mi interessa sapere le ultimissime sulla nuova sensazione del Doom-Metal”. Eh si’, la copertina e’ urìbil, roba rara a vedersi. e poi, mi ci si e’ messo anche il Dejan, personaggio del mese, che si e’ prestato per una foto a mani giunte, in raccoglimento. Peccato che l’occhio sia sbarrato, si vede benissimo nonostante il capo chino, come quando si alza per l’arresto e tiro decisivo. sembra Ozzy Osbourne. altro che preghiera. ci voleva tanto a dirgli di socchiuderli? o ad inserire una palpebra a mezz'asta con il computer? D’altronde, bisognava pur rappresentare, in qualche modo, lo slogan coniato per lui dal popolo serbo: “Bodiroga je Bog”. “Bodiroga e’ Dio”, concetto sul intorno al quale girera’ il pezzo a lui dedicato. anche la grafica interna, un po’ troppo lifestyle per i miei gusti, non aiuta. Saro’ romantico (e di parte), ma resto affezionato al vecchio Superbasket dei pallini e dei tabellini NBA consistenti in una serie di numeri, apparentemente a casaccio, affiancati al nome del giocatore. Senza incolonnamento, tutto di seguito.
Ma sono i contenuti che fanno la differenza, e questo numero e’ semplicemente imperdibile. Su tutto un’intervista “sfogo” di Pozzecco sulla questione Italiani. val la pena di leggerla. Poi, ognuno setacci per bene e tragga le sue conclusioni. In ogni caso, argomenti mooolto interessanti che fanno capire come serva una sterzata decisa da parte di tutte le parti in causa, nessuna esclusa. Cito solo un passaggio, di per se’ esplicativo: “sono andato a vedere Milano, che doveva essere la squadra piu’ forte del mondo. Hanno un tedesco, Schultze: ma chi #@&* e’ Schultze?” spettacolo puro allo stato brado. Poi si prosegue con una lettera aperta di Coldebella, che si arrovella sull'essere ancora il bersaglio preferito delle tifoserie avversarie. Dopo 6 anni lontano dal Bel Paese. Bella, sembra davvero sincera e quasi per niente affetta da paraculaggine, sul serio. Cade solo sulla questione-McCloud: “non ho alcun problema a parlarne”. Poi pero’ parla solo di una causa vinta per diffamazione (un giornale lo accosto’ ai peggiori casi di sportivi con “esperienze negative”, tipo il “Maradona drogato”). Giusto che l’abbia vinta, la causa, accuse davvero fuori luogo. ma la querelle e’ un’altra, evidentemente. Avrei preferito leggere qualcosa in piu’ . ma non se l’e’ sentita, pazienza. Pero’ la lettera e’ bella, con qualche chicca sulle dinamiche da spogliatoio. E ancora: intervista a James Singleton dopo la grande partenza della sua stagione ai Clippers. La si potrebbe riassumere cosi’: “io in Italia non ci torno piu’. ‘sti ingrati! Io li’ a farli divertire, tra balzoni e spalline della canottiera, e loro che continuavano a chiedermi e giocare una pallacanestro piu’ tecnica, privilegiando i fondamentali. Qui va meglio. Quando si gioca in orario da matinée, soprattutto. Non si parla di aiuti fino al quarto periodo e anche la difesa sull’uomo te la raccomando. Heaven… i’m in heaven…”. A questo porposito, farei una piccola ma significativa divagazione. Ho visto a sprazzi San Antonio – Dallas. Tony Parker sta giocando bene, segna 20 punti a partita. Ma inviterei il lettore a guardare la “difesa” di Dallas, in particolare sull’azione decisiva. Sembrava che li avesse pagati, i difensori (Devin Brown praticamente si scansa e Van Horn, dietro di lui, che in teoria dovrebbe aiutare, per sicurezza gli va dietro. Mentre Parker appoggia il terzo tempo solitario alla tabella, i due sono praticamente fuori area. Roba da matti). Parker in entrata e’ veramente forte, ma vedendo roba del genere non si capisce piu’ come ripartire meriti e demeriti. e allora azzardo che il Bulleri in fotta dura da 8-21 e 26 punti allo Yad Eliahu, contro difese cosi’ “altalenanti”, avendo a disposizione quella quantita' di tiri, potrebbe farne 14, di canestri, diventando il primo trentellista kulazzaro della storia dell’NBA. Frutto di un 8-12 da sotto da solo e 6-9 nell’arresto e tiro in sospensione. Perche’, se Parker ha quel grande tirettino in corsa con parabolissima immarcabile, la sospensione (ovvero frustata che parte all’apice del salto) di Bullo se la sogna. Al limite riesce a impiastrarsi sul ferro tirando in punta di piedi. Playmaking non ne parliamo. Bulleri e Will Solomon sono dei campioni di scacchi, in confronto. Forse Holden. a corredo, qualche articolo interessante e ben scritto, da Quieto che disserta sulla qualita' del gioco, offrendo alla sua maniera molti spunti di discussione e Marko, alle prese con rimbalzi e rimbalzisti. Infine, amarcord di gara5 della finale Livorno – Milano dell’89. minestrina riscaldata? Il rischio c’e’ sempre, trattando argomenti del genere. ma se ci si affida al racconto del protagonista in negativo, Andrea Forti, ne vien fuori una cosa molto carina. Anche qui dentro, qualche perla da conservare con cura e affetto. E una foto della volta del vecchio palazzetto labronico e i suoi finestroni, che quando si giocava in pomeridiana, filtrava la luce, abbagliando i giocatori. M’incazzavo, all’epoca, ma adesso i brividi sono autentici. Nostalgia… mi mancano anche le ringhiere dell’Hangar di Viale dei Partigiani. E, con l’aiuto di Claudio Bonaccorsi, una breve rivisitazione della rivalita’ Libertas (Peroni, Boston Enichem)/Pallacanestro (Allibert). Con la citazione di Abdul-Jeelani, per la quale spendo volentieri un’altra lacrimuccia. Meravigliosa la chiosa del Forti: “e lo scudetto mancato?” “Ormai ho smesso di spiegare. Quando mi chiedono quanti scudetti ho vinto, rispondo sempre: ‘uno’.”
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