A ripensarci adesso, l’uscita di scena di Alphonso Ford nell’ultima partita casalinga fa venire i brividi. Persa garadue di semifinale con Siena, con la squadra a un passo dall’eliminazione dai playoff, il
americano fece l’intero giro di campo zoppicando per lo stiramento, strinse centinaia di mani, salutò decine di tifosi, accarezzò la testa dei bambini adoranti che lo inseguivano e prima di imboccare il tunnel si voltò per sorridere all’intero palazzo. Aveva appena segnato 27 punti, giocando una partita eccezionale tenuto conto dell’infortunio muscolare che lo aveva messo ko con Napoli. Molti, valutando quel lungo e struggente
al pubblico, pensarono ad un addio e qualcuno il giorno dopo commentò: ha fatto così perchè non tornerà...
Non sapevamo, allora, cosa gli frullava in testa: ma ogni stagione per Alphonso poteva essere l’ultima, ogni campionato concluso per intero era una battaglia contro una malattia contro la quale combatteva dal lontano ’97. Leucemia. Ogni volta che un club lo ingaggiava, veniva informato dal giocatore delle sue condizioni di salute, dei medicinali che prendeva per poter stare in campo. Anche la Scavolini sapeva, ovviamente. E come gli altri club, giustamente, taceva per rispetto verso Ford. D’altronde lui era talmente forte, talmente bravo, talmente eccezionale e potente in campo che nessuno poteva immaginare cosa covasse il suo corpo: in quelle condizioni si può resistere e vivere per anni e anche le ultime analisi fatte a Pesaro prima di ripartire per gli States avevano dato esiti ottimistici.
Così, ora che il dramma è esploso in tutta la sua crudezza, tutto ci sembra amplificato. Oggi Alphonso ci sembra un
ancora più straordinario: per come ha vissuto con discrezione i suoi problemi, per il suo coraggio di giocare lo stesso, per la sua determinazione di vincere, per le sue litigate con gli arbitri, per i suoi canestri vellutati, per le sue invenzioni acrobatiche, per le sue smorfie infantili quando veniva richiamato a sedere, per il suo stile creativo di gioco e la sua faccia di gomma che ci hanno fatto innamorare. E che con questo finale drammatico non cancelleranno mai più Alphonso Ford dai nostri cuori. Lo sa bene la società che aveva lavorato con impegno, investendo tanto per rinnovargli il contratto, per regalare a Pesaro un’altra stagione con un protagonista d’eccezione.
«Siamo veramente distrutti — dice Luchi, che in queste ore ha dovuto comunicare la choccante notizia alla squadra —. Mi viene da dire che siamo onorati di aver potuto avere con noi un
così genuino, con grandi valori, che ha sempre lottato fino all’ultimo per la nostra maglia nonostante avesse problemi ben più gravi da affrontare nella sua quotidianità. Una situazione preventivabile per la sua vita, ma non in tempi così repentini. Purtroppo queste sono malattie dove le certezze non esistono. Gli siamo vicini, vogliamo vincere insieme a lui questa partita, molto più importante di quelle che si vanno a disputare su un rettangolo di gioco».
Non sappiamo se la carriera di Ford sia destinata a finire così, se saremo gli ultimi ad aver ammirato le sue magie cestistiche, o se magari un miracolo potrà restituirci il
che conosciamo e amiamo. Forza Alphonso, non mollare...