Il più vecchio del campionato(ha anche i capelli bianchi)

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Fabio Zingone
00domenica 3 ottobre 2004 12:24
Pivot, nero, ed ex compagno di squadra di Bryant. Avete pensato a Shaquille O’Neal, vero? Invece si tratta di Dan Gay, compagno di Joe, papà di Kobe, asso dei Lakers. Gay è, con i suoi 43 anni, il “nonno” del campionato (20 stagioni in Italia). Uno che (714 gare in campionato) può raccontare di aver perso la pazienza con Dino Meneghin, l’unica volta in cui fu espulso. Quarantatré primavere, ma l’entusiasmo di un ragazzino, tant’è che quando riconosce, al telefono, l’accento bolognese, non usa mezzi termini in vista del confronto odierno tra Cantù e Bologna: «Vi facciamo un… così».
Un personaggio sbarcato a Rieti, nella stagione 1984/85 quando il tiro da tre — ai più giovani sembrerà impossibile — non esisteva.
«In vent’anni — racconta — sono cambiate tanto cose. Ora c’è molto meno tecnica. E si esagera con il tiro dalla distanza».
Un punto in meno per il basket del Duemila.
«Diciamo — incalza — che sono cambiati i regolamenti. E che alcune situazioni si adattano allo spettacolo. Pensiamo alle azioni da consumarsi in 24 secondi. Prima si ragionava di più, c’era una grande ‘busseria’ sotto canestro per assicurarsi la posizione migliore. E si tirava dopo aver sfruttato un’infinità di blocchi. Adesso si riflette meno e si può stare in campo con cinque piccoli, perché prevale lo ‘scarica e tira’. E i lunghi stanno a guardare».
Così il ‘vecchio’ Dan ha dovuto adattarsi.
«A Cantù sono il quinto lungo e ho dovuto imparare a tirare da tre. A dir la verità sono tornato ad applicare certi allenamenti in Fortitudo. Tiravamo da centrocampo e io battevo un certo Djordjevic. E pure Pilutti».
Djordjevic e Pilutti la racconteranno diversamente, il fatto è che Gay è bravissimo, nonché convincente a raccontare certe storie.
«Lo scudetto? Siena ha tanti vantaggi. Sono campioni in carica e hanno cambiato poco: sono strafavoriti. Difficile dire chi potrà batterli. Aspetterei qualche giornata prima di indicare la sfidante».
Non indica le candidate alle retrocessione: il processo di ‘italianizzazione’ è perfetto. E poi gli è pure spuntato qualche capello bianco.
«I capelli bianchi ce li ho da quando ho compiuto 35 anni. Ma siccome mi raso a zero da quando ne avevo 23 nessuno si è mai accorto di nulla».
Avvisa Pozzecco che oggi vorrebbe giocare, spalle a canestro, con Shawnta Rogers, il piccolo play (162 centimetri) di Cantù.
«Se il Poz ci prova noi lo stoppiamo. E in ogni caso il nostro Rogers, che sarà alto un metro e quaranta, sarà la sorpresa del campionato. Parola di Dan Gay».
Non è rimasto sorpreso dell’argento azzurro ad Atene, lui che con la maglia dell’Italia ha vinto l’argento agli europei di Barcellona, nel 1997.
«Senza grandi nomi e senza grande pressione l’Italia ha raggiunto un risultato storico. Per chi ho tifato tra Usa e Italia? Beh, io ho vinto l’argento. Fate un po’ voi».
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