Il volley ci regala un altro argento

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Fabio Zingone
00domenica 29 agosto 2004 15:33
Il sortilegio continua. L'oro olimpico resta inafferrabile per l'Italia del volley. Il Brasile completa il fantastico Grande Slam della sua generazione di fenomeni e dopo Mondiale, Coppa del Mondo e World League (due nelle ultime due stagioni), mette in bacheca anche il trionfo di Atene, dodici anni dopo la storica vittoria ai Giochi di Barcellona. Gli azzurri infilano nel cassetto un argento bello, meritatissimo ma un po' triste, che si aggiunge a quello di Atlanta e al bronzo di Sydney: la conferma di una straordinaria capacità di restare competitivi ai massimi livelli, ma anche di una inferiorità - nei confronti dei sudamericani - che se non è solo tecnica è sicuramente psicologica.
Il 3-1 di Atene è il verdetto più fedele alla finale, nel quale il Brasile ha giocato più tranquillo e ha sbagliato meno, mentre l'Italia ha vissuto più sui nervi e il carattere che sul gioco. Nessun azzurro ha tradito, anche se Giani non è riuscito a mettere la ciliegina su una carriera strepitosa, Vermiglio ha perso il duello in palleggio con Ricardo e Sartoretti è stato strepitoso ma anche lui umano. Complimenti al Brasile, applausi e un abbraccio agli sconsolati azzurri, che devono continuare l'inseguimento alla chimera olimpica.
Il match. Sestetti senza sorprese. Bernardinho schiera André in diagonale col palleggiatore Ricardo, Heller e Gustavo centrali, Dante e Giba di mano; Sergio è il libero. Montali conferma la diagonale Vermiglio-Sartoretti, la coppia di centrali Mastrangelo-Fei, Giani e Papi come schiacciatori, Pippi libero. Due errori in attacco di Giba danno un illusorio vantaggio agli azzurri (5-2), ma è proprio una eccellente serie in battuta dell'asso brasiliano a chiudere subito il buco. Il Brasile ci mette tecnica e grinta (subito un urlaccio in faccia di Dante dopo un muro su Sartoretti), l'Italia è meno sciolta mentalmente e precisa in campo; soprattutto si disunisce troppo presto, infilando una serie di errori (due volte Vermiglio si incarica del primo tocco su palloni che gli andrebbero serviti per l'alzata) che al Brasile non si possono regalare. Così i verdeoro volano sul 20-13 in un amen, Montali prova a fermare l'emorragia inserendo Tofoli per Vermiglio e poi Simeonov per Sartoretti, ma è troppo tardi per sperare di riaprire un set senza storia che il Brasile incamera (25-15) in appena 21'.
Il secondo set ricalca inizialmente il primo. Italia avanti 3-2, ma sui palloni più pesanti, quelli che fanno la differenza, a esultare è sempre la squadra sudamericana. Giani non riesce a incidere, i centrali sono fuori dal gioco, Montali sul 4-7 butta dentro Cernic, ma gli azzurri faticano tanto, sbagliano troppo (specie in battuta) e il Brasile sfrutta la tranquillità che viene dalla consapevolezza della propria forza e forse anche dai precedenti ultimamente tutti a proprio favore. Restiamo attaccati agli avversari e al match solo grazie alla crescita di Sartoretti, poi finalmente un muro di Mastrangelo su Giba regala il pari (12-12). Ma il Brasile non è [SM=x486235] del mondo per caso, ha un palleggiatore - Ricardo - che ha classe sopraffina e miscela con maestria le scelte d'attacco, coinvolgendo anche i centrali (molto efficace Heller nella fase centrale del set) quando si tratta di far respirare i martelli. Il Brasile sbaglia pochissimo, l'Italia paga ogni sbavatura ma almeno lotta e si aggrappa anche a un piccolo regalo arbitrale (ace di André giudicato out). Un ace di Fei dà all'Italia il 19-18, Vermiglio riesce finalmente a coinvolgere i centrali, ma sul 24-23 l'Italia vede il set point affidato a Cernic respinto dal muro. Ma è con la stessa arma che sulla seconda opportunità gli azzurri chiudono 26-24 in 25'.
Nel terzo set Montali conferma Cernic. Un ace di Gustavo spezza l'equilibrio (3-1 Brasile), un altro missile di Giba in battuta allarga il solco, poi il Brasile ci mette una magia in difesa e vola 7-3. Mastrangelo (ace sporco) e Sartoretti reagiscono ma al primo time out tecnico i verdeoro sono avanti 8-6. La svolta arriva su un muro di Mastrangelo che gli arbitri non premiano (ignorato un tocco brasiliano) e su un fortunatissimo ace di Gustavo con l'aiuto della rete: 13-9. E' il break che decide il set. L'Italia si innervosisce (ace contestato di Ricardo), il Brasile cinicamente affonda il bisturi e difende il vantaggio fino alla fine (25-20 in 24 minuti, ultimo punto su errore di Mastrangelo al servizio).
Nel quarto set Cernic e Papi provano a suonare la carica (5-3 Italia), ma Giba a ogni turno di battuta è devastante. La differenza di valori in campo è limitata ma sufficiente a decidere: Brasile avanti 8-6 al primo time out grazie anche a una difesa nettamente superiore (questa sì) a quella azzurra. Non è l'orgoglio che manca ai nostri (che dal 9-13 risalgono 13-13 e si portano anche avanti 15-14), ma sono piccoli particolari (un ace al momento giusto, una difesa "impossibile", un po' di fortuna) che fanno la differenza tra un oro e un argento. Ultima parità sul 18-18, poi un muro di Gustavo su Mastrangelo e una veloce troppo lunga del centrale azzurro lanciano il Brasile verso il meritato trionfo. L'Italia tira fuori un cuore immenso e rimanda la resa, ma un fallo a rete di Sartoretti dà il 25-22 che chiude la partita.
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