Intervista a Giorgio Armani

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Fabio Zingone
00sabato 16 ottobre 2004 16:57
Giorgio Armani, olé!... Ribolle il catino del Palalido di piazzale Lotto. Milano riscopre il basket e si gode l'effetto Giorgio. Lo stilista, sponsorizzando la blasonata (25 scudetti) ma agonizzante Pallacanestro Olimpia, ha riacceso in città la febbre per la palla a spicchi. Ora sugli antichi spalti dell'improvvisamente troppo piccolo palazzetto è pieno di vip. Politici di destra e di sinistra, come il governatore della Lombardia Roberto Formigoni e il presidente della Provincia di Milano Filippo Penati. Calciatori di Milan e Inter, come Pippo Inzaghi e Dejan Stankovic. Personaggi dello spettacolo come Rosita Celentano, Ilaria D'Amico (quella di "Campioni") e i Fichi d'India. Uomini della finanza come l'amministratore delegato della Ras, Mario Greco. Per Olimpia-Viola Reggio Calabria si scomoda financo il figlio del sultano del Brunei. Tutti insieme mentre rimbombano i cori dei supporter. Tre vittorie consecutive e Armani è già idolo dei tifosi riconoscenti. E farsi vedere al palazzetto vuol dire essere "in". Sembrano secoli ed era solo il giugno scorso quando, con l'Olimpia che rischia davvero di sparire, re Giorgio aderisce all'appello per il salvataggio e la squadra prende il nome di Armani Jeans. Il buon avvio in campionato e le celebrità in tribuna conquistano titoli e articoli come neppure riusciva al Simmenthal dei tempi d'oro. Ora il team è atteso da match assai più probanti dei primi tre. Intanto Armani gongola per il dolcissimo sbarco sul pianeta basket.
Non ha mai voluto legare il suo nome a squadre di calcio. Perché ha accettato di sponsorizzare l'Olimpia?
«I miei collaboratori mi propongono il calcio da molto tempo e io ho tenuto duro fino ad ora. Ho sempre pensato che ci si potesse creare dei nemici. Nel caso dell'Olimpia mi sono trovato davanti a un fatto sentimentale. C'era un bisogno serio. Mi sono detto: perché non dare una mano a una squadra storica di Milano, anche nel ricordo dei miei... giocatori di famiglia? Mia sorella Rosanna ha militato nella Comense e mio fratello Sergio nelle giovanili dell'Olimpia. Adesso spero che l'Armani Jeans vinca e anche che i tifosi delle altre squadre mi perdonino e comprino lo stesso i miei jeans».
Lo ha fatto anche perché considera il basket più pulito del calcio?
«Il basket è così ben visibile dal vivo! Forse è lo sport che offre meno possibilità di fare cattiverie in campo. E poi è fantastico perché in due minuti si possono ribaltare drasticamente le situazioni».
Perché non è diventato azionista?
«Ci avevamo pensato, anche perché costava meno comprarla che sponsorizzarla, l'Olimpia. Però avremmo avuto la squadra sul gobbo, e mi sarebbe risultato difficile occuparmene direttamente».
Quanto le è costata l'operazione?
«Circa un milione di euro all'anno per tre anni».
Spende più per l'Olimpia o per avere il milanista Kakà come testimonial?
«Kakà è un amico, abbiamo fatto un accordo molto elegante».
C'è un Kakà nell'Olimpia?
«I cestisti hanno proporzioni strane: o sono dei giganti o sono piccoli, come quel genio di Mc Cullough. Blair e Calabria sono troppo alti per fare i modelli».
Quanto investe globalmente in comunicazione il suo gruppo?
«Più di 50 milioni di euro l'anno, circa l'8 per cento del fatturato».
Quanto ci ha messo ad accettare la proposta di sponsorizzazione?
«Qualche settimana. L'operazione l'ha gestita soprattutto il mio collaboratore Leo Dell'Orco, responsabile della linea uomo. Mi ha ingabolato lui».
Era mai stato a una partita di basket?
«Sì, ai tempi della Borletti, negli anni Sessanta: tutta la Milano bene andava alla partita, soprattutto perché c'erano tre bei giocatori, tre stangoni, che attizzavano le signore milanesi dell'epoca».
Ora la Milano bene si è rifatta viva.
«Sta diventando un bell'appuntamento. Anche i tifosi ospiti si comportano bene».
Il presidente e azionista di maggioranza dell'Olimpia, Giorgio Corbelli, ha avuto dei problemi nella gestione del Napoli Calcio e c'è stata un'inchiesta sulla sua Telemarket. Che rapporti ha con Corbelli?
«Ci siamo conosciuti sul campo. Buongiorno e buonasera e che bello che vinciamo. Poi mi ha dato informazioni di carattere tecnico sui giocatori. Tutto qui».
Andrà anche in trasferta?
«Sì, assolutamente».



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