Jordan Suzuki Racing Team

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capperelli12
00venerdì 20 maggio 2005 21:53
Che il sottoscritto abbia un debole per il miglior giocatore di pallacanestro mai apparso su questo gnocco minerale, ormai credo che lo abbiate capito, di concerto appena posso cerco di buttare giù qualche curiosità che trovo in giro per la rete per vedere come passa ora le sue Jornate (ehm, marco visita?) “His Airness”! Bene dopo la dovuta premessa vi riporto quanto trovato sul “Tribune” qualche giorno fa, ecco una rapida sintesi: allora la passione del momento, come già accennato in passato e come ricorderanno bene gli appassionati di moto che se lo videro in Spagna lo scorso settembre, è girare sulle due ruote, pare che qualche capatina diurna la faccia (specie per accontentare i nipotini), ma il nostro “Streethawk” (dai, chi se lo ricorda?) preferisce cavalcare la moto di sera, orario preferito tra le 22 e le 3 di notte (vabbeh, poi se avete mai sentito l’inverno a Chi’town, ci credete poco che un essere umano abbia il coraggio di andarsene fuori in moto…), quando c’è poco traffico e nessuno lo riconosce. Due estati fa decise di fare una pausa in uno di quei famosi bar di motociclisti (non serve aver visto “Biker boyz” per far viaggiare l’immaginazione), parcheggiò la sua Ducati, si tolse il casco e… nessuno gli diede udienza. Già, strana gente i motociclisti, ma tra la folle c’era il Poncherello di turno che, oltre ad essere ovviamente un gran appassionato delle due ruote, era anche un gran tifoso di Jordan, “Ehi Mike, ma che combini?”, il timido approccio e, vedendo il compare un po’ spaesato, “ma come fai ad uscire in moto con quella tuta e…. un paio di ‘Air Jordan’!!!”. Touché. “Ma cosa ho fatto di male?”, la replica della leggenda, “guarda per prima cosa devi metterti i jeans, inoltre hai bisogno di comprarti una giacca ed un paio di guanti intonati, senno qua è meglio che non ti fai più vedere!”. Ormai Noble Williams aveva fatto colpo, ecco allora che senza tanti patemi gli allungò il suo biglietto da visita, “se vuoi andare a fare un giro in moto anche domani chiamami, però ricordati di presentarti in divisa d’ordinanza…”. Dai Michael ormai lo conoscete, superfluo raccontare cosa successe il giorno dopo. Nel giro di poche settimane iniziò a frequentare vari motociclisti tra cui la giovane promessa di colore Montez Steward, che gli insegnarono parecchi trucchetti su come guidare una moto in ogni tipo di situazione atmosferica ed asfalto. Esatto, sono ormai passati due anni e… il signor Stewart è la punta di diamante del “Jordan Suzuki Racing Team” (ovviamente “Air” è l’unico owner di colore e Montez uno dei pochi piloti non bianchi! Ah dimenticavo: i colori di scuderia? Ma quelli di North Carolina…), ma le capatine nei bar di cui sopra non mancano di certo, sigaro in una mano, “Corona” nell’altra. Insomma non si direbbe proprio che la pallacanestro gli manchi ancora, non ha più nulla da grattare anche se si sente settimanalmente con l’amicone Paxson e (siccome riconosce il talento?) ha legato subito col rookie “Gentle Ben” Gordon, tanto da invitarlo spesso a cena o alle partite dei Cubs. I Bulls dovettero mettere una clausola nel contratto per impedirgli “attività pericolose”, un po’ per bilanciare il famoso “love of the game” grazie al quale giocava a piacimento, così non salì su una moto fino al ritiro del 1998. E da allora non è più sceso. Per adesso è sotto contratto fino al 2006, ma non ha nessuna intenzione di uscire dal mondo delle corse, nemmeno se riuscirà a coronare l’agognato sogno di diventare proprietario di una franchigia NBA. E la famiglia? Beh delle doti cestistiche di Jeffrey (16 anni) e Marcus (14), vi ho già narrato abbondantemente, ovviamente entrambi sono già innamorati delle due ruote ma per adesso la signora Juanita non li fa nemmeno salire col padre. Il grande assente della sfida Bulls-Wizards è stato proprio lui, l’ex compagno Larry “First Step” Hughes ha detto che se avesse presenziato ad una partita, avrebbe tifato per “l’altra squadra”, tuttavia ha preferito non creare disturbo o distrarre i giocatori (mettiamoci pure anche “non incontrare Abe Pollins…”) ed anche quando Paxson gli ha chiesto di andare in spogliatoio per fare un “discorsino” ha gentilmente declinato. “Pax” aveva strappato un mezzo sì per il secondo turno di playoffs, ok, forse l’aveva detto perché sapendo il valore di Hughes, Arenas e Jamison, sapeva già come sarebbero andate a finire le cose…
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