L’ADDIO DI CIRO FERRARA

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Michelino Penberthy
00sabato 11 dicembre 2004 15:31
Era nell’aria. Tra le righe quotidiane della Juve in trasparenza si leggeva pure, però lui, Ciro Ferrara, non l’aveva mai detto ufficialmente. Ma ormai la decisione è presa e allora ecco l’annuncio: «Ho deciso, dopo vent’anni a fine stagione dico addio». A trentasette anni e passa, dopo aver vinto con i club tutto ciò che un calciatore può desiderare, Ciro Ferrara passa e chiude. E chissà, forse è per vincere anche un poco l’emozione che ci scherza su, ridacchia. Accetta l’amichevole sfottò di Fabio Cannavaro, il suo erede in bianconero, che gli sta di fianco e gli urla che: «Era ora». Venti anni di pallone, dunque. «Sì, maggio 1985-maggio 2005: a fine campionato saranno giusto vent’anni da quando misi piede in A con il Napoli al San Paolo. E, strane storie del destino, proprio contro la Juve che sarebbe diventata poi l’altra mia squadra». Se dà un’occhiata dietro cosa vede? «Una bella carriera. Piena di soddisfazioni. Non mi posso proprio lamentare, ho ottenuto quello che volevo, quello che sognavo». E se guarda avanti, invece, qual futuro vede per Ciro Ferrara? «Mi vedo ancora in quest’ambiente. Il calcio non credo proprio che lo lascerò». Da calciatore a dirigente e sempre con la Juve, si può dire? «Ancora non c’è niente di ufficiale, ma il progetto è questo. Ho appuntamento a gennaio con i dirigenti. Decideremo allora. Insieme». Suvvìa, è già deciso. «Diciamo che se n’è parlato. Che si va verso questa soluzione e che a gennaio il cambio di ruolo diventerà ufficiale». Negli addii c’è sempre un po’ d’amaro, sarà così pure stavolta? «E perché mai. Ho fatto tutto quello che potevo e che volevo. Ho vinto con il Napoli che mi porto sempre dentro e con la Juve che è simbolo del calcio in tutto il mondo. E non dimentico certo le grandi emozioni della nazionale. Sì, forse quando comincerà il prossimo campionato mi mancherà pure la fatica degli allenamenti, ma, ne sono certo, vincerà la novità del nuovo impegno. Intanto, però...» Intanto, però, c’è ancora un’ambizione: scudetto o coppa dei Campioni? «Magari tutti e due. Ma sarò modesto. Tra scudetto e Champions preferisco lo scudetto. È un successo, quello, che dà straordinarie sensazioni». Scudetti, coppe, coppette, medaglie e medagliette. Ma quale la vittoria più bella, più importante? «Quando giochi pensi che la vittoria più bella è quella da conquistare ancora. Quando non giocherò più credo che mi saranno tutte care allo stesso modo». Ferrara immagine del calcio buono, dell’atleta onesto, del [SM=x486235] leale che ha vissuto il proprio ruolo col sorriso e la semplicità. Bravo, vincente e «budinoso» in campo e fuori. Del resto, se da anni compare pure in uno spot con moglie e figli una ragione c’è. E la ragione è che in un ambiente come quello del pallone fatto di esibizione e di veline a lui vengono riconosciuti i valori più tradizionali: Dio, famiglia e Patria. Quest’ultima intesa come maglia. Prima quella del Napoli, poi quella della Juve.


Fabio Zingone
00sabato 11 dicembre 2004 16:04
Un vero [SM=x486235],peccato che se ne vada senza essersi riconciliato con il pubblico partenopeo,fino a poco fa c'era ancora lo striscione FERRARA VERME.
themonster91
00sabato 11 dicembre 2004 17:27
Cade un simbolo perenne peccato ha dato tutto sul campo monumento all'esperienza
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