La favola di Boscagnin

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Fabio Zingone
00mercoledì 8 dicembre 2004 09:39
Ha il desueto sapore della favola la storia recente di Giorgio Boscagin, ventunenne da Verona, sesto uomo di lusso di una Bipop che, persi per strada gli americani, s’è inventata campioncini in casa con quel che offriva la panchina. Favola clamorosa, a dirla tutta, quella della guardia biancorossa che, eseguendo alla perfezione un triplo salto mortale, è passato da Castelnovo Sotto (serie B2) ai 20 e passa minuti giocati in serie A. E che ora, assieme a Gigli e Mordente, si prepara all’esordio con la nazionale sperimentale nella gara che sabato pomeriggio inaugurerà l’All Star Game di Torino.
«Avevo dieci anni - ricorda Boscagin - e giocavo a calcio. Una domenica pomeriggio andai ad assistere a una gara dell’allora Glaxo Verona e mi consegnarono il volantino del reclutamento delle nuove leve. Incuriosito, volli provare». Un test in una palestra zeppa di coetanei e Giorgio Boscagin viene arruolato. Da lì la consueta trafila delle giovanili e, il 21 gennaio 2001, l’emozione dell’esordio in serie A1. Una serie di infortuni falcidiano i giocatori della Muller. Entra lui, venti minuti nella tana della Virtus che non dimentica neppure a distanza di anni. «Giocai benino e fu un momento bellissimo, anche se perdemmo, credo, di cinquanta punti». La morte per debiti della Scaligera Verona spinge Boscagin in Emilia. «Con il fallimento della società il mio contratto divenne carta straccia. Avevo altre proposte quando mi contattò Andrea Menozzi e scelsi il progetto della Pallacanestro Reggiana». Due anni a farsi le ossa in B2 a Castelnovo Sotto. «Un progetto che funziona davvero. La B2 è un buon campionato, e poi potevo allenarmi con la prima squadra Bipop e giocare anche nel team Under 20 di Menozzi, con cui nel giugno 2003 abbiamo vinto il titolo italiano».
Estate 2004, la svolta. Recuperato da un brutto infortunio al ginocchio che l’aveva costretto a saltare metà della stagione precente, convince lo staff reggiano a scommettere su di lui. E, storia recente, con la Bipop arrivano minuti su minuti e prestazioni da incorniciare, l’ultima domenica scorsa a Reggio Calabria: venti punti in appena diciannove minuti sul parquet. Come dire, cifre da superstar. «Non è stato un salto nel vuoto, come forse può sembrare - spiega - è dal gennaio dello scorso anno che mi alleno con la Bipop e avevo già avuto modo di conoscere tutti. Dietro al mio exploit c’è la fiducia di un ambiente che ha deciso di puntare su di me».
Su tutti l’allenatore. «Frates ha coraggio, sui giovani ci crede sul serio e non ha paura di gettarli nella mischia. Il mio obiettivo, l’ho detto tante volte, era dimostrare di poter reggere il campo in serie A. Sentirsi arrivato adesso che ho giocato solo 13 partite sarebbe stupido. L’importante è continuare a lavorare. Poi sarà quel che sarà».
Il prossimo passo è l’esordio con la nazionale sperimentale, sabato prossimo a Torino. Altra emozione in un nuovo capitolo di una favola ancora tutta da scrivere.
LBS
00mercoledì 8 dicembre 2004 11:34
Spero che episodi come quello di Boscagin convincano di più i manager italiani a cercare back-up come lui anche in serie minori,piuttosto che a cercarne stranieri pronti a tirare fuori il cugino di terzo grado di parenti di origine italiana da sfoderare all'ufficio naturalizzazioni.
DottorN
00mercoledì 8 dicembre 2004 13:13
Boscagnin, come anche i risultati raggiunti dall'Italia alle olimpiadi, dimostrano che esistono giocatori di valori in Italia che però chiusi dal giocatore straniero, il cui solo nome basta a fare sensazione anche se poi è una mezza sega..., sono costretti a militare nella B2 o giù di lì, che sono diventate ormai le uniche leghe dove giocano davvero giocatori italiani...
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