NBA: Bucks, il punto

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vee.dee
00mercoledì 15 dicembre 2004 23:54
15 Dicembre 2004 ore 18:57


Non erano delle più rosee le previsioni riguardo la stagione dei Milwaukee Bucks, ma probabilmente è anche vero che in pochi si sarebbero aspettati una tale flessione della squadra di Terry Porter, specialmente dopo lo sfavillante inizio di campionato. Le tre vittorie consecutive (Cleveland, Charlotte e New Orleans) arrivate dopo la sconfitta nell'opener di Orlando però rimangono anche l'unica striscia vincente della franchigia del Wisconsin. Ok, le sei sconfitte rimediate di fila subito dopo contribuiscono a rendere il record più negativo di quanto non sia, certo è però che questi Bucks non riescono a trovare un minimo di continuità a livello di risultati. Oh, la Injured List dei Bucks ci mette anche del suo, visto che a far compagnia al buon T.J. Ford ci sono andati in parecchi, da Hamilton a James, da Santiago a Joe Smith, ed ora pure Van Horn, uno dei pochi ad esprimersi a certi livelli. Come logica conseguenza cambia spesso pure l'assetto che Porter dà al team. Des Mason da 10 gare è stabile nello starting five, e, complice l'assenza di un terminale offensivo come l'ex Utah University, è salito a 18,3 punti per gara con un buonissimo 49% dal campo. Il problema rimane tutt'ora una difesa che subisce 98,2 punti ad uscita e nelle sconfitte scollina spesso e volentieri oltre la tripla cifra, pur non accusando il colpo a rimbalzo, dove Gadzuric (7,3) Joe Smith (7,6) e Van Horn (8,2) sopperiscono all'assenza di un vero big man. L'ex Ucla nelle ultime gare sembrava dare segni di risveglio, con due gare in doppia doppia e la chicca degli otto punti infilati nel parziale decisivo contro Indiana. Poi però la sera dopo contro i Sixers, lui e Joe Smith riuscivano ad prendere la bellezza di 20+17 da Kenny Thomas e 28 da Marc Jackson, non proprio la coppia dei lunghi dei vostri sogni proibiti. Ottimo, come sempre, Michael Redd, che magari ogni tanto si prende una gara di pausa, ma viaggia a 22 ad allacciata di scarpa (11° della Lega) col 44% da due e il 42% nelle triple, oltre a 4,5 rimbalzi. Un piccolo problema può esser dato anche dal rendimento, sempre più altalenante, di Mo Williams, capace di momenti esaltanti e di partite decisamente un po' più sottotono, come confermano le sue cifre che sono in pratica una via di mezzo: 9,3 punti e 6,8 assist, il 40% da due e il 14% (!) da tre, che per una guardia non è proprio la massima aspirazione. Bene sta andando Mike James, che parte dal pino e ne fornisce 9,1 con 3,8 assistenze. Anche lui però non è un gran tiratore (39% e 33%) e partendo lui stesso titolare probabilmente incontrerebbe ne più ne meno le difficoltà del collega.
Un bel rebus da decifrare è anche la panchina, intesa come i giocatori che ci si siedono e, almeno per ora, non come chi la gestisce. Fermi ai box Kukoc e Santiago, tra i lunghi Pachulia fornisce qualcosa ma non incanta, mentre Hamilton è rientrato bene ma ora fatica a trovare spazio nella rotazione, come del resto Marcus Fizer, ancora dal basso rendimento. Tra i piccoli, James a parte, Erick Strickland è l'ombra di quello che si vorrebbe, visto che tira con percentuali scandalose persino per l'NBDL. Dal sommerso è stato addirittura ripescato Kendall Gill, capace di dare qualcosina ma non proprio una polizza vita. Coach Porter deve quindi sperare in due cose: che la squadra sia tutta sana, perchè solo così potrà lavorare al meglio, e che magari il GM Larry Harris riesca prima della pausa per l'All Star Game a portare nel Wisconsin una sottospecie di lungo decente, impresa quantomai improbabile. Altrimenti la post season, il traguardo prestagionale, rimarrà un sogno estivo che Redd e soci potranno godersi solo alla tv, sdraiati al sole su di un'amaca...



Michele Talamazzi
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