Nius Viola

Viola, tutti pazzi per Kraidy

11/11/2005 10:49
Ironico, geniale, stravagante: il lungo francese vuole ritagliarsi un ruolo da protagonista in neroarancio

- La Gazzetta del Sud -

Je suis , Jean Marc Kraidy. Nato ventinove anni fa ad Abidjan in Costa d'Avorio, allevato nella Parigi che oggi è in subbuglio per i noti disordini da coprifuoco. Eppure, se non fosse per il colore della pelle, sarebbe proprio un francese “doc”. Ironico, sfottente, geniale, stravagante, eccentrico. Se vedete un moro passeggiare per strada con un cappellino griffato Gucci e una maglia della salute con la manica di destra tagliata con la forbice, questo è Kraidy. Scoperta estiva di Santoro e De Raffaele, piacevole sorpresa per i tifosi della Viola, che hanno avuto almeno un motivo per sorridere dopo il capitombolo contro Roma. Arrivato ad agosto per ingrossare le fila in allenamento e poi ripartire (lo portò l'amico Thierry Zig), alla fine è divenuto un punto fermo. Rappoccio l'ha firmato fino al resto della stagione, solo qualche giorno prima che subisse una distorsione al ginocchio alla prima uscita stagionale casalinga. Si è temuto il peggio: «All'inizio ho cercato di stringere i denti – ricorda l'ala forte neroarancio – ma ricordo che quando sono rientrato in campo per provare, il ginocchio ha ceduto. Gli esami successivi hanno fatto tirare un sospiro di sollievo, visto che hanno evidenziato solo una forte distorsione che fortunatamente adesso è alle spalle. Mi sento bene e sono pronto ad aiutare la squadra a risollevarsi dopo un periodo non facile». Lo chiamano il “Dennis Rodman” francese, che da un punto di vista cestistico suona come complimento, mentre da quello caratteriale è un freno a mano tirato per far carriera. Di certo non può catalogarsi tra gli atleti conformisti, quelli al cloroformio, di cui vanno pazzi allenatori e manager. Ecco perché il suo talento è stato sottovalutato. Eppure ad inizio carriera, fece impazzire mezza Europa. Tre volte della Costa d'Avorio ('90, '91, '92), nel marzo del '94 ebbe la grande occasione in Francia con Le Havre. La Federazione francese fece di tutto per fargli acquisire la cittadinanza francese ed inserirlo nella nazionale under 18 transalpina (nel '96 giocò pure i campionati europei con l'under 22). Atleticamente è devastante, ancora tecnicamente acerbo. Ciò gli consente di approdare con un contratto quadriennale al Paris Saint German dove gioca anche in Saporta Cup. Poi inizia il suo peregrinare tra Grecia, Svizzera e Ungheria. Buoni numeri, ma il suo modo di concepire la vita, non gli consente di raggiungere la piena maturità in un torneo da prima fascia. La Viola gli dà questa chance in un circuito che Kraidy giudica «ancora il migliore, dopo la Nba». Il suo primo biglietto da visita: 20 punti, 9 rimbalzi, 6 recuperi, 67% al tiro, 33 di valutazione. Applausi a scena aperta e citazione di coach De Raffaele: «Jean Marc ci ha dato grande intensità e fisicità sia in attacco che difesa» ha detto il tecnico livornese. La sua replica è tutt'altro che bizzarra, anzi, da manuale delle giovani marmotte: «D'accordo, ho giocato una buona gara – risponde Kraidy - ma la squadra ha perso. Ed essendo la pallacanestro uno sport collettivo, le prestazioni dei singoli fanno solo statistiche». Resiste però un minimo di soddisfazione nel sentirsi avvolto in tanta stima e consenso. «Mi ha fatto piacere l'incitamento dei tifosi – continua il franco-ivoriano - , però se avessimo vinto sarebbe andato meglio. Ci sono mancate difesa e concentrazione, ma solo per cinque minuti, quelli finali e i più importanti. Non si è trattato di un problema fisico, forse mentale. Cinque minuti in cui è calata la concentrazione». Errore da non ripetere sabato sera a Cantù. «Assolutamente, in questa settimana abbiamo lavorato tanto e sono sicuro che ogni giorno andrà sempre meglio. Quando si lavora come stiamo facendo noi, i risultati arriveranno».
Valerio Chiné