Non sono contento

Cronaca della conferenza stampa di presentazione di Marko Pesic, come non la leggerete mai. Per scoprire che il coach non è soddisfatto della società: «mancano ancora due o tre persone»


Uomo scontento assai

Ma davvero credevate che Marko Pesic fosse arrivato a Roma per volontà del padre? Che ingenui... come si è arrivati all'acquisto del play/guardia/ala, come è stato definito oggi, lo ha spiegato proprio Svetislav Pesic. «E' stato Brunamonti, parlando dell'emergenza che avevamo nel settore esterni, a dirmi: perché non prendiamo Marko?». E Brunamonti, che è seduto lì accanto e che ha il compito di sostituire l'addetto stampa, assente per altri impegni, traduce: «Sta dicendo che io gli ho suggerito di prendere Marko». Dove starà la verità? Nel mezzo, ovviamente, ma in questa Virtus non ci sono mezze misure e sapere la verità è sempre difficile. Come la partita di Francoforte, ad esempio. Un pessimo secondo tempo. Definizione che non è piaciuta a coach Pesic: «Tutti hanno parlato di un calo di concentrazione, ma non è questo il problema. Il problema è che non siamo in grado di giocare più di venti minuti a buon livello. Van den Spiegel e Sconochini non potevano giocare, come Righetti. E anche Ilievski ha giocato infortunato, si era fatto male a Reggio Calabria e adesso non si è ancora potuto allenare». La verità, appunto. Due giorni dopo, quindi, trova una spiegazione, almeno parziale, la sconcertante prestazione del play macedone, che, curiosità, era stato lui stesso, in un'intervista al Corriere dello Sport, a parlare di «calo di concentrazione». Oggi è stato smentito dal suo allenatore.
Con soli venti minuti nelle gambe, come si farà a battere la Climamio? Domanda legittima, questa la risposta del coach: «Il blasone dell'avversario, il calore del pubblico e l'atmosfera ci metteranno in grado di dare il massimo. La situazione non è catastrofica, ma non è neanche buona. Bottai non è contento che io dica queste cose, perché vorrebbe portare diecimila persone al Palalottomatica». E il direttore operativo Piergiorgio Bottai, chiamato in causa, interviene: «Ma noi abbiamo bisogno di diecimila persone». «Anche di ventimila - prosegue Pesic - ma prima dobbiamo pensare a lavorare sulla squadra e sulla società, poi a portare ventimila persone al Palasport».
A proposito di società, il coach, che quando gli si chiede un primo bilancio della sua esperienza romana, a quasi un anno dal suo arrivo nella capitale, dice «Non sono contento», rincara la dose: «Mancano ancora due o tre persone in società».
E Marko Pesic? Ah, già, era il giorno della sua presentazione. «La squadra mi ha fatto un'ottima impressione, qui si vuole vincere e io ho grandi motivazioni e grandi stimoli». «E' un giocatore che può esserci utile per la sua versatilità» commenta Brunamonti. Commenta Pesic: «E’ abituato a sopportare la pressione e anche ad essere allenato da me. Ha grande esperienza, non avrà problemi. Qui ha trovato buoni giocatori e persone intelligenti». A Francoforte ha giocato anche da play, vista l'assenza di Giachetti, che si riproporrà anche contro la Fortitudo. Infine, quando gli si chiede che cosa gli abbia insegnato il padre, sia come persona sia come giocatore, fulminato dall'occhio paterno, glissa sul primo argomento e risponde sul secondo: «Mi ha allenato da quando avevo 17 anni a quando ne avevo 23. Mi ha insegnato a lavorare duro e a dare il 100 per cento. Questa è la base per avere successo in quello che faccio». Non avevamo dubbi, Marko. Né che sia vero, né che avresti risposto così. Benvenuto.

Nota a margine: al Palazzetto dello Sport si sono tenute due conferenze stampa. In una, la Virtus Pallavolo presentava una nuova giocatrice russa. In un'altra, la Virtus basket presentava un nuovo giocatore serbo-tedesco. Perché Claudio Toti era presente solamente in una delle due?