Orlandina:il dominatore è Howell

Sono gli infortuni a catena il vero avversario che il coach Giovanni Perdichizzi non sembra riuscire a neutralizzare in questo esaltante avvio di campionato. Nella giornata in cui ha ripreso la preparazione, seppur al piccolo trotto, Terrell McIntyre, un'altra tegola si è abbattuta in casa Orlandina: la distorsione alla caviglia destra di Francesco Ferrienti. Al momento il lungo brindisino è completamente fermo anche se non si esclude un recupero in extremis per la trasferta di Rieti, un'altra neopromossa che ha recuperato il fortissimo lungo DeMarco Johnson (20 punti e 8-12 al tiro domenica a Novara per l'ex pivot di Scavolini, Milano e Varese) ma che non dovrebbe schierare l'ala Feliciangeli che ha ripreso da poco a lavorare dopo tre settimane di stop assoluto per un infortunio al ginocchio. E, come se non bastasse, altro problema, seppur di lieve entità, per Ryan Hoover che ha accusato una leggera contrattura come ha informato il direttore sportivo Diego Pastori: un contrattempo che, comunque, non dovrebbe pregiudicare l'impiego dell'ex guardia di Teramo e Cantù sul parquet laziale. «Sarà meglio spargere un po' di sale prima degli allenamenti», scherza ma non troppo qualche rappresentante della tifoseria. McIntyre ieri ha corso con maggiore ritmo rispetto a martedì ed il suo eventuale ritorno metterebbe Perdichizzi nelle condizioni di poter ripresentare lo starting-five titolare, sinora visto soltanto a Montecatini. La probabile assenza di Ferrienti crea invece qualche problema in più. Da un lato il coach barcellonese non sarà chiamato a risolvere il solito dilemma su chi spedire in tribuna tra Orsini e Caprari ma, dall'altro, potrà ruotare i lunghi solo con Bonsignori che ha giocato appena 7 minuti contro Novara, restando invece in panchina nella gare con Montecatini e Osimo. Ferrienti assicura volontà, sacrificio, lavoro sporco, qualche rimbalzo ed anche punti. È un elemento sul quale Perdichizzi sta facendo totale affidamento e la sua assenza potrebbe rivelarsi pesante. Intanto, a parte Oliver, il giocatore più ammirato in queste prime uscite è Rolando Howell. Le cifre lo pongono al momento come secondo lungo della Legadue, appena sotto l'americanoJoshua Shoemaker (Pavia). 37' di utilizzo medio, 12,7 rimbalzi, 60% da due, 4 stoppate (ma in verità sarebbero di più perchè contro Novara due sono state assegnate a Montonati), un eclatante 27,7 di valutazione e decimo posto nella classifica dei marcatori con 59 punti (quasi 20 di media). Eppure questo talento puro, uscito dall'Università di Columbia pochi mesi fa, mantiene una grande tranquillità. «Sono stato acquistato per fare bene - afferma Howell - e sono contento di quello che sto producendo e delle vittorie della squadra che sono la cosa più importante. Ringrazio il presidente Sindoni che mi ha subito ispirato fiducia e l'allenatore Perdichizzi che mi ha ben consigliato su come affrontare questo campionato per me ovviamente nuovo. Ma, sia io che la squadra stiamo lavorando sodo perchè non abbiamo ancora raggiunto il massimo».
- Quali sono le differenze tra un campionato universitario ed una serie A europea nella nazione vice- olimpica? «Tantissime. All'Università ci si diverte e si pensa allo spettacolo. Qui si lotta più duramente e vedo che certi colpi sono tollerati dagli arbitri. È tutto un altro mondo ma è sempre pallacanestro ed allora la voglia di giocare aumenta».
- Dopo la gara di domenica tantissimi tifosi sono entrati sul parquet per abbracciarti. «È stupendo veramente. Non pensavo che ci potesse essere questo calore e questo affetto in un piccolo centro come Capo d'Orlando. Per me è bellissimo provare l'emozione di essere festeggiato dai tifosi. Molti di loro li incontro nei momenti liberi e si mettono a disposizione per aiutarmi ad inserirmi nel tessuto sociale».
- Domenica grande sfida con DeMarco Johnson. «Il nostro allenatore - conclude Howell - saprà come fronteggiarlo, spiegando il suo gioco al video-tape».