Phelps e Thorpe subito grandi

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Fabio Zingone
00domenica 15 agosto 2004 13:14
- La prima di Phelps, le lacrime di Thorpe, l’incompiuta italiana. Il programma del nuoto olimpico si apre nel segno delle due grandi stelle annunciate, ma anche della delusione italiana. Massimiliano Rosolino abdica dal ruolo di vice[SM=x486235] olimpico del 400 sl in favore di Grant Hackett, l’australiano di complemento mai così vicino all’olimpionico uscente: l’azzurro è 5° senza rimpianti, consapevole d’aver dato e speso tutto: "E’ stato un piacere aver gareggiato in questa finale, non solo perché non sono scoppiato e anzi ho disputato una gara più che dignitosa in una gara davvero dura. Quando il tonno Thorpe ha messo in moto le pinne e cambiato ritmo non c’è stato niente da fare, io ho svuotato il barattolo... Mi dispiace solo vedere l’americano Keller sul podio, mi sta veramente antipatico: anche se pure gli antipatici hanno diritto a conquistare le medaglie".

Massimiliano spera di rifarsi nei 200 misti di cui è detentore, ma intanto anche lui resta sbalordito dal record mondiale di Michael Phelps, il diciannovenne fenomeno americano che fa 13 (di primati) ma che non aveva ancora vinto il titolo olimpico, essendo arrivato quinto a Sydney nei 200 farfalla quando ancora aveva 15 anni. Il Kid di Baltimora trionfa in 4’08"26, un tempo impressionante che brucia di 13 centesimi il precedente limite realizzato un mese fa ai Trials.

E purtroppo 13 centesimi sono stati fatali ad Alessio Boggiatto, che resta quarto come a Sydney nonostante abbia migliorato ancora il suo record italiano stabilito al Settecolli. Il bronzo lo sfila all’azzurro il vice[SM=x486235] del mondo e primatista europeo, Laszlo Cseh, un talento ungherese dell’85 che ha superato persino una frattura (operata) a un dito del piede 30 giorni fa. Anche Cseh però s’è dovuto arrendere a Erik Vendt, che pareva lontano dagli standard degli anni scorsi ma che invece con grande cuore è riuscito nell’ultima frazione a stile libero a bruciare il magiaro e l’azzurro confermandosi d’argento come a Sydney. "Peccato, è stato un record amaro, ora cercherò di dimenticare questa delusione nei 200 misti", ha detto il torinese che in mattinata aveva assistito all’eliminazione del compagno Luca Marin, 10° per 8 centesimi.

Il terzo titolo di giornata è andato ancora nei 400 misti a Yana Klochkova, imbattibile imperatrice ucraina che mai come stavolta ha rischiato di perdere. L’americana polivalente Kaitlin Sandeno infatti in 4’34"95 ha forse pagato l’inesperienza al tocco, arrendendosi per soli 12 centesimi, mentre la sorpresissima l’ha realizzata l’argentina Georgina Bardach, che ha bruciato per il bronzo la quotata ma forse ancora troppo inesperta Eva Risztov. In questa gara, in batteria era stata eliminata la romana Alessia Filippi, 16a in 4’47"26.

Il quarto oro è leggendario per l’Australia della staffetta veloce. Dal ’56 la patria dello stilelibero non riusciva a dominare la 4x100 sl femminile, al cospetto delle americane. Nello sprint finale di Jodie Henry contro Jenny Thompson c’è il cambio definitivo di gerarchie sottolineato dal record del mondo in 3’35"94: insieme alla primatista mondiale dei 100 individuali Lisbeth Lenton, insieme alla delfinista Petria Thomas e ad Alice Mills, schierata in prima frazione, le cangure hanno abbattuto il muro dei 3’36", migliorando di 5 centesimi il vecchio primato della Germania di Franziska Van Almsick, beffata dall’Olanda di Inge De Brujin nella sfida per il podio (mentre le azzurre in mattinata avevano chiuso col 10° tempo e solo una brillante Federica Pellegrini da 54"64). L’olandese era stata protagonista della semifinale dei 100 farfalla col miglior tempo in 57"50 dopo un passaggio sotto al record. Fuori dalla semifinale Ambra Migliori nei 100 delfino, che non ha migliorato il record italiano di giugno chiudendo in 59"53. Il primo tempo della semifinale dei 100 rana è invece del primatista mondiale americano Brendan Hansen, autore di 1’00"01, record olimpico migliorato rispetto all’1’00"03 di Kitajima stabilito in batteria.
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