Poz:facciamo giocare gli italiani

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Fabio Zingone
00domenica 12 settembre 2004 10:37
- Da “Salvate il soldato Ryan” a “Proteggiamo l’atleta italiano” il passo può esser breve. Regia della Lega basket, che ha pronti incentivi per i club che utilizzano con maggiore frequenza il prodotto locale. Qualcosa arriverà quest’anno a chi, in termini di minutaggio, ha garantito più spazio ai nostri che a quelli di passaporto straniero (Varese e Biella si divideranno 100 mila euro, ma anche Bologna e Livorno non hanno scherzato in termini di prodotto interno), ma nella stagione che scatta fra meno di un mese il progetto avrà un’attuazione più studiata e, magari, appoggiata anche da uno sponsor per premiare chi lavora sui giovani di casa nostra.
Tra gli attori principali della “pellicola” Gianmarco Pozzecco, in arte Poz. Quel Poz che ha appena sottoscritto un triennale con la Climamio Bologna, ma che resta attento a quel che accade dall’altra parte dell’oceano. Qualche franchigia Nba l’ha contattato per il “Veteran Camp”, lui varcherebbe l’oceano – «solo se Seragnoli fosse d’accordo, però...» – nel caso gli venisse garantito un contratto.
Intanto in patria diventa il paladino del “Made in Italy” e, con una medaglia olimpica al collo, può lanciare qualche “minaccia”. Dopo aver ricordato che, qualcuno dei nostri “almeno cinque” potrebbero andare negli States, e trovare posto. Oltre al Poz medesimo, ovviamente, nella sua personalissima classifica, ci sarebbero anche Galanda, Basile, Marconato e Bulleri (i primi due fecero per primi misero a nudo le pecche del presunto “Dream Team” all’inizio di agosto a Colonia).
Ma la Nba è lontana, al Poz, oggi, preme il movimento. «Dobbiamo approfittare del momento – ribadisce – dobbiamo muoverci. Bisogna che la federazione si svegli e che la Giba, il sindacato dei giocatori italiani, ci tuteli meglio. Anzi, dobbiamo tutelarci meglio da soli, perché la Giba siamo noi».
L’argento olimpico ha riportato in auge un movimento che, pur tra mille difficoltà, un anno fa aveva vinto il bronzo agli europei. Il Poz vuol battere cassa ora: lui e gli azzurri hanno il coltello dalla parte del manico. «E se minacciassimo di disertare la prossima convocazione?». Non è un “ricatto” per ottenere più soldi, è la richiesta legittima di chi vuole che il basket italiano cresca. «Nel campionato spagnolo il 60 per cento dei giocatori è composto da indigeni».
Il progetto – salvagente del Poz prevede la presenza di due extracomunitari. E, nei dodici, di almeno 7 italiani. «Ma italiani italiani – ribadisce – che abbiano fatto le scuole qui. Dalle elementari in poi». Nessun naturalizzato o elemento dal doppio passaporto: la posizione per comunitari e, italiani acquisiti, si ridurrebbe a tre unità. «Ora – sottolinea – possiamo contare su notorietà e visibilità. Per questo dobbiamo approfittarne. Per questo dobbiamo pensare al nostro futuro». Al prodotto italico, esaltato da un argento che «resterà uno dei miei ricordi migliori».
Ritorna con la mente ad Atene, Pozzecco. «Ho chiesto ai miei compagni protagonisti già nel 1999 se valesse di più l’argento olimpico o l’oro a Nantes. Hanno scelto le Olimpiadi. Qualcosa che un giorno potrò raccontare ai miei nipotini, con lo scudetto di Varese». Intanto meglio raccogliere uno degli assist del Poz (uno che di passaggi se ne intende) per un canestro che consenta all’Italia di essere più grande. «Negli Stati Uniti – chiosa il Poz – si sono finalmente accorti di noi. E i primi ad andarci saranno Mancinelli e Belinelli. Se non toccherà a me prima, è chiaro».

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