Recalcati ed il suo staff!

Il giemme Minucci aveva individuato il coach in tempi non sospetti

- Il Corriere di Siena -

E’ un po’ come la storia dell’uovo e della gallina. Capire quanto influisce la guida tecnica sui risultati di una squadra. In molti sostengono che alla fine chi va in campo sono i giocatori. E dunque sono loro a determinare in definitiva il risultato. Il che si presenta come un assioma condivisibile, ma non privo di contraddizioni. E’ chiaro, per entrare nel dettaglio, che se hai in campo Stefanov, Vanterpool, Thornton, Galanda e Chiacig hai a disposizione un concentrato di potenzialità fisiche, di intelligenza tattica e di classe che ha pochi confronti in Europa. Ma è altrettanto vero che il valore sulla carta di una squadra quasi mai è confermato totalmente dal campo. Che non sempre chi è tecnicamente superiore ha la meglio. Che se una società vince tre titoli in altrettante categorie diverse, può avere in ognuna di esse grandi giocatori, sì. Ma i dati numerici fanno sensibilmente aumentare le probabilità che dietro grandi individualità si nasconda un filo rosso, che doni a questo complesso di fattori la sua dimensione vincente. Ma non è un filo che si trova così facilmente. Ha bisogno di anni di ricerca. A volte se ne trova un capo, ma manca l’altro.
Eppure Ferdinando Minucci lo aveva individuato in tempi non sospetti. Quando Carlo Recalcati era addirittura sceso in serie B. Il fascino della storia aumenta se si considera che a volte il destino ci mette del suo. Interferisce nelle trame, riportando al suo posto quel filo, proprio quando, magicamente, i tempi sono maturi. Ed ecco che la guida tecnica di cui Siena ha bisogno per essere vincente arriva quando il Monte dei paschi ha donato nuovo prestigio. Quando il rafforzamento tecnico è arrivato ai massimi livelli europei. Gestito e determinato dal lavoro paziente della società. Ma non basterebbe ancora.
A fianco di tutto questo ci sono delle professionalità capaci di seguire al meglio quella guida tecnica, e di darle ulteriori potenzialità. Stanno nel lavoro già fatto negli anni precedenti da Simone Pianigiani, da Massimiliano Oldoini e Giulio Griccioli. Stanno nelle affinate ed evolute capacità di un gruppo medici-preparatori che è insieme organico e complementare. Per cui il tandem Forconi – Bencardino riesce ad essere efficace nel programmare gli avanzamenti fisici della squadra, così come lo è nel recuperare a tempi di record gli infortunati. Compito da cui parte il medico Serafino Carta, specialista nella traumatologia e vincente sicuro. Visto che ha conquistato uno scudetto al primo tentativo. Al suo fianco l’affidabilità sperimentata nel tempo di Gilberto Martelli. Nonché l’apporto prezioso di Paolo Valacchi e dei nuovi fisioterapisti Silvano Piazza e Filippo Borghi.
Ecco, questa era la base in cui inserire l’uomo giusto al momento giusto. Di Recalcati si è detto e scritto quasi tutto. Dal punto di vista tecnico, ma anche da quello umano. Insomma l’Italia, non solo Siena, ha capito che quella sua marcia in più è nel coraggio delle scelte, quando si coniuga al rispetto e alla capacità di comprendere gli altri. Si ha l’impressione che a lui interessino prima gli uomini che i giocatori. Che non abbia preclusioni, ma una costante voglia di ricredersi e di stupirsi di fronte al basket, così come di fronte alla vita probabilmente. Questo lo rende accessibile a tutti. Comprensibile a tutti.
E’ lo stesso atteggiamento che mette nelle conferenze stampa. Non risponde alle domande, partecipa. Di fronte ai dubbi di un giornalista, non si preoccupa dell’immagine da dare, ma che il suo interlocutore capisca la filosofia, le ragioni profonde di quella risposta. E questo non è un modo di porsi comune. Come i giornalisti, i giocatori lo avvertono. E non possono che farsi coinvolgere da quel filo rosso. Proprio il colore che mancava al bianco e verde per essere vincente.