Reggie Miller

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NBA LIVE
00lunedì 26 settembre 2005 18:23
· Un libro, “I Love Being The Enemy”, una carriera, una leggenda. La sera degli 8 punti in 8.9 secondi Reggie Miller fece il famoso gesto dello “strozzato”, il giorno dopo era al “Letterman Show” probabilmente all’apice della carriera; il Miller che manda in bestia un Jordan che gli punta il dito in faccia, che manda a quel paese Shaq dopo un duro contatto e lo sfida a colpirlo più forte per metterlo K.O., che promette al “rookie” Fred Hoiberg che in estate andrà al suo “camp” in Iowa e che rinuncia a parte delle ferie perché… aveva speso la sua parola, che duetta a bordo campo con Spike Lee, che frequenta le scuole di Indianapolis chiedendo il permesso agli insegnanti di firmare autografi per i ragazzini, che telefona al “Riley Hospital” per chiedere di poter far visite fuori dall’orario consentito per portare il suo [SM=x486262] senza farsi pubblicità, quello che dice ai compagni “sono l’unico che preferisce giocare in trasferta, perché amo sentire gli insulti del pubblico e tramutarli in energia positiva!”. Sul libro trovate tutto questo e molto altro, lui e la sorella Cheryl a tirare al campetto da piccoli aspettando avversari, arrivano i primi e si mettono a sbagliare ogni tiro di proposito per “invogliare” la sfida, propongono un due contro due ai sette con soldi in palio dicendo agli altri che non vogliono vantaggi perché in campo c’è una ragazza e quando sono sotto 0-6 chiedono di raddoppiare la posta in palio… I primi soldini Reggie se li porta a casa così… Il Miller che torna a casa la sera e dice orgoglioso alla mamma “oggi ho segnato 39 punti, abbiamo vinto!”. Passa Cheryl, ride sotto ai baffi e la mamma si allontana, “beh, cosa c’è che non va?” chiede uno spaesato Miller, “perché tu oggi quanti ne hai fatti?”. Cheryl si allontana, la mamma va in cucina e da lontano si ode “centocinque”. Non ha vinto l’anello, come è capitato a molti, ha lasciato la lega dopo quasi 1.400 partite di “regular” mandando a bersaglio più di 2.500 triple (da quando nel lontano 1979/80 è stato istituito il tiro da 3 punti, nessuno ne ha segnate più di 1.800…), ha vinto un oro olimpico, uno ai Campionati del Mondo, 5 presenze all’ “All Star” ma nessuna nel “quintetto ideale” della lega, si è visto quattro Presidenti degli Stati Uniti, 9 allenatori ad Indiana e, cosa fatta notare da pochi, ha chiuso con una media punti superiore nei playoffs rispetto alla “regular season”! I giocatori con più minuti di lui si contano sulle dita di una mano ed il solo Stockton era come lui un elemento del “back-court”; Jordan ha superato 37 volte i 50 punti, Miller l’ha fatto solo in un’occasione, mentre le scorribande oltre il quarantello sono state 9 di cui 3 in post-season. Non male se pensiamo che la sera che i Pacers lo scelsero si sentirono sonori cori di disappunto dei tifosi, che volevano la leggenda locale Steve Alford. Vecsey lo chiamava “Indiana Bones”, perché questo era veramente pelle ed ossa, ma in pochi ricordano che non saltò una sola partita in 5 delle sue prime sei stagioni e nelle 9 successive solo 15, vogliamo fare un paragone con Karl Malone? Come tutti i grandi Miller ha sbagliato tanti tiri decisivi, personalmente ho alcuni ricordi indelebili che mi porterò sempre dentro: 3 maggio 1998, Gara 4 di “Finali di Conference” contro i Bulls di Jordan (forse la serie in assoluto più sofferta dei Bulls dei sei anelli ed una delle tre in cui un team li costrinse a Gara 7, ricordo che i compagni nel pre-partita si preoccupavano su come marcare Jordan e lui rispondeva dicendo “e come farà Jordan a marcare me?”), uno dei rari momenti in cui “His Airness” esce sconfitto da un “buzzer beater” dato che la sua tripla a 0.7 secondi dalla sirena fissa il 96-94 finale e porta la serie sul 2-2, il bello è che “Sua Maestà” si lamentò per un possibile fallo (sulla rimessa di McKie, Miller in effetti cercando di sfruttare al massimo i blocchi cozzò qua e la…), un po’ come ha fatto Russell qualche settimana dopo… 1 giugno 1994: fece 25 dei suoi 39 punti nel quarto periodo di Gara 5 delle “Finali di Conference” trascinando i Pacers al 93-86 contro i Knicks, per ognuna delle 5 triple mandate a bersaglio in quei 12 minuti finali da favola, ci fu una dedica speciale a Spike Lee...; 7 maggio 1995, la sera dei famosi 8 punti (tripla, palla rubata sulla rimessa, due passi indietro, ancora tripla e due liberi…) in 8.9 secondi con cui ho aperto il pezzo, era Gara 1 delle “Semifinali di Conference”, Indiana recuperò dal meno sei e vinse 107-105, tra l’altro i Pacers la spuntarono solo a Gara 7, Miller? Altri 29 nel match senza domani, 97-95 a New York… Già, i Knicks finiscono spesso sulla sua strada, addirittura 6 volte in 8 stagioni, e le sue performances al “Madison” lo portano direttamente nella storia (da ricordare anche i 38 in Gara 4 delle semifinali di “Eastern Conference” del 1998, la settima partita oltre i 30 contro quella franchigia in post-season!) ed anche nell’anno della sua unica “Finale NBA” c’è ancora New York da battere, scrive 34 per superare l’ostacolo. O ancora: 1996= primo turno di “post-season” contro Atlanta, Reggie torna in campo dopo aver saltato 8 partite consecutive (le ultime 4 della “regular”, le prime quattro dei playoffs), in Gara 5 ne fa 29 di cui 16 nell’ultimo quarto, non basta gli Hawks vincono di 2; 2001= incrocia la strada del suo vecchio coach Larry Brown, ma vende cara la pelle viaggiando a 36 di media nelle ultime 3 partite anche se Phila ha … la “risposta” giusta. 2004= secondo round contro Miami, ne fa 19 in 18 minuti in Gara 2; 2002= la prodezza da poco oltre la metà campo contro i Nets (con Van Horn già a braccia alzate…) nei playoffs per mandare la partita in overtime, poi ancora una schiacciata in entrata per conquistare il secondo supplementare, 31 punti alla fine. Ci sono le due partite consecutive da 40 nel 2000 per spingere i Pacers nella sua unica Finale, nella decisiva Gara 5 del primo turno contro i Bucks ne fa 41, nelle 4 partite “senza domani” di quelle quattro serie di playoffs viaggia a 31.3 di media! Ah, la Finale, beh l’approccio non è dei migliori, 2/16 all’esordio, poi ne fa 27.8 di media nelle altre 5 chiudendo con un assurdo 45/46 dalla lunetta. Scusate ma l’avete notata una cosa? TUTTE le prodezze indimenticabili sopra narrate, sono state compiute in “post-season”… Lo chiamavano “Hollywood”, perché la sua capacità a farsi fischiare falli a favore non aveva eguali, poi ovviamente quando si presentava dalla lunetta puniva con precisione clinica, non ricordate? Beh, ha chiuso con l’89% dalla lunetta, la percentuale più alta per qualsiasi giocatore che abbia tirato più di 5.000 liberi… Ma il vero marchio di fabbrica era il tiro in uscita dai blocchi, una sola parola, immarcabile (ed il runner, a volte che baciava la tabella, oramai lo vediamo solo da “Rip” Hamilton)! Quando lo scorso 20 aprile la lega gli ha reso omaggio in occasione della sua ultima partita casalinga di “stagione regolare”, è stato trasmesso un filmato con dediche speciale raccolte dai colleghi in giro per la lega, quella di Shaq (ehm, scusate l’ennesima parentesi, sentito per caso l’intervista con Steven A.Smith? “Chi è il miglior centro dopo di te?”. Risposta: “Amare”, riprende Steven “Ma Dampier?”, risposta: “Chi?”, Smith, “Maddai, Erick Dampier!”, chiusura di Shaq, “ma io avevo capito che parlassimo di NBA, non di WNBA…”) iniziava così: “Reggie F.Miller, in cui la ‘F’ significa ‘Flops’…”. Ragazzo di “UCLA”, ma quando tornò per la “Finale NBA” del 2000 ammise che da quelle parti non aveva poi molti amici, quando i Lakers bussarono per dargli la possibilità di vincere l’agognato anello glissò dicendo che preferiva far parte del progetto di ricostruzione dei Pacers e fece da tutore ai vari O’Neal, Harrington e Bender… La fine era vicina, Indiana si assicurò Steph Jackson per prepararsi al “dopo Miller” e pensò ad un ruolo di “Sesto Uomo” di lusso, tuttavia il famoso “The Brawl” sconvolse radicalmente la loro stagione e Reggie si vide costretto a fare gli straordinari viaggiando a 20 di media nelle prime dieci partite con due uscite oltre i 30, ha chiuso l’anno ad oltre 15 con una partita da 39 coi Lakers, una da 34 ai soliti Knicks ed una da 28 (con annesso il canestro della vittoria) quando i Pacers hanno sbancato Boston in Gara 2 di playoffs. Il giorno dell’addio ne ha recapitati 27 ai Pistons, Larry Brown chiama “time-out” a 15.7 secondi dalla fine di quella Gara 6 ed il tempo si ferma, eh già perché quando Reggie ha giocato la sua prima partita NBA nel 1987 (tra l’altro l’allora “Market Square Arena” aveva “picchi” casalinghi anche sotto le 5.000 unità prima del suo avvento….), non esistevano ancora i Miami Heat, gli Orlando Magic o altre 5 attuali franchigie, mentre tale Michael Jordan aveva vinto la bellezza di una partita di “post-season”... Nessuna “guerra contrattuale”, nessuna polemica con gli allenatori, mai diatribe coi compagni o con l’owner, comportamento esemplare da professionista, pensate la scorsa stagione il giocatore che aveva la più lunga permanenza nello stesso club, dopo le 18 di Miller ai Pacers, era Garnett, quante? Ehm, 10… Bob Kravitz, dell’ “Indianapolis Star”, ha scritto un bellissimo articolo al momento del suo ritiro, la cosa che mi ha colpito? “Volete sapere quante volte un atleta mi ha ringraziato per un qualcosa che ho scritto su di lui? Due, uno si chiamava Reggie Miller”. Una parola per descriverlo? Altruista e il perché è presto detto: 1.553 partite NBA tra “regular” e post-season, volete sapere quante volte si è preso più di 30 tiri? Zero, ma per tornare agli anni d’oro della sua carriera, in quella “Finale di Conference” del 1998 contro i Bulls, Jordan tirò 167 volte in 7 partite, Miller 89 e tra l’altro nella partita decisiva se ne scoccò solo 13, passarono i Bulls. Ah, dimenticavo, dunque attore come pochi, tutelato dagli arbitri per come faceva vedere di aver subito il contatto, contro New Jersey qualche mese fa ha infilato la ventitreesima giocata da quattro punti (tripla + fallo), Cliff Robinson ha lungamente protestato, era Miller che lo aveva colpito. Niente da fare, l’arbitro gli affibbiò anche il fallo tecnico per proteste. Ma… il più vicino? Michael Adams, folletto che ha rivoluzionato la lega tra gli anni ’80 e ’90 coi rivoluzionari Nuggets. Già, è a quota 11, Miller ne ha più del doppio del secondo…
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