Terremoto in Asia

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Andersen22
00sabato 27 maggio 2006 21:45
FORTE TERREMOTO IN INDONESIA, CI SONO OLTRE 2200 MORTI

GIAKARTA - Una micidiale scossa di terremoto, di magnitudo intorno ai 6 gradi sulla scala Ritcher, ha colpito stamane prima delle 6 (ora locale) l'area intorno alla città di Yogyakarta, sull'isola indonesiana di Giava, uccidendo oltre 2.200 persone e ferendone centinaia.

La popolazione è uscita dalle case in preda al panico, pensando che si trattasse di un maremoto, mentre decine e decine di edifici crollavano al suolo seppellendo chi non aveva fatto in tempo a fuggire. Molte delle vittime provengono dalla vicina cittadina di Bantul.

La Tv ha mostrato immagini drammatiche di case distrutte e sopravvissuti angosciati, che sul viso e sul corpo portavano i segni e le ferite del crollo.

Yogyakarta, città universitaria sulla costa meridionale dell' isola di Giava, 350 km a est di Giakarta e pressoché altrettanti a ovest di Bali, dista circa un' ora di volo dalla capitale indonesiana ed situata tra. Ex sultanato, meta rinomata del turismo mondiale, soprattutto perché sede del più grande tempio buddhista del mondo, quello del Borobudur - definito una delle sette meraviglie del mondo - e di una serie di altri monumenti importanti dell' arte religiosa orientale, la città, che ha mezzo milione di abitanti, sorge ai piedi del vulcano Merapi ('la montagna di fuocò), fonte di preoccupazione all' inizio del mese per i vulcanologi indonesiani, i quali temevano una ripresa di attività.

Il sisma non ha fortunatamente toccato le attrazioni storico-religiose. Un dipendente di un albergo, che sorge proprio davanti all'imponente complesso buddista, ha detto che il luogo è completamente intatto mentre altre costruzioni moderne nelle vicinanze sono crollate. Un altro sito turistico, il complesso del tempio hindu Prambanan, presso Giakarta, ha subito qualche danno alle strutture più 'periferiche' ma l'edificio principale è intatto, secondo un testimone.

Yogyakarta è stata anche la capitale provvisoria del Paese nel 1949, quando con un accordo smisero di esistere le Indie orientali olandesi e nacque la Repubblica federale di Indonesia, che nel 1950 diventò di nuovo Repubblica di Indonesia ed entrò nell'Onu.

L' epicentro del sisma è stato localizzato in mare, a una profondità di 33 chilometri, ma un responsabile del Centro terremoti di Giakarta, Fauzi, ha affermato che non ha originato tsunami, come molti hanno temuto all'inizio della scossa.

Il numero dei feriti è ancora incerto. Si tratta comunque di numerose centinaia che hanno assalito i sei ospedali dell'area, aspettando in fila di essere curati. Le stesse vetture con i feriti a bordo hanno dovuto mettersi in coda prima di giungere ale unità di pronto soccorso.

Non si sa ancora quante persone siano ancora vive sotto le macerie. Un gruppo di soccorritori sta lavorando all'aeroporto della città, dove un'intera hall per i passeggeri è sprofondata. Ma si parla di centinaia di case crollate in città.

SCOSSE PRECEDENTI E ALLARME VULCANO
Il sisma di questa notte era stata preceduto da altri movimenti tellurici nelle settimane scorse, in un' area devastata dallo 'tsunami' del dicembre 2004. Una forte scossa di magnitudo 6,8 della scala Richter era stata registrata il 16 maggio vicino all' isola indonesiana di Nis, al largo di Sumatra, mentre alcune ore prima un altro forte sisma era stato registrato al largo delle isole Karmadec, a nordest della Nuova Zelanda. Tre giorni prima, il 13 maggio, i vulcanologi indonesiani avevano decretato lo stato di massima allerta per una possibile eruzione del vulcano Merapi, uno dei piu' attivi dell' Indonesia. Il goveerno aveva avviato un' evacuazione di massa delle popolazioni dell' area.

NON RISULTANO ITALIANI, CONSOLATO
''Non ci sono italiani tra le vittime. Ho telefonato a tutti gli alberghi e non c'erano italiani in questo periodo a Yogyakarta''. Lo ha detto a radio 24 Flavio Tommasi del consolato italiano nella citta' di Yogyakarta, la zona maggiormente colpita dal terremoto, che ha ucciso centinaia di persone. ''Noi stiamo facendo molta fatica a metterci in contatto con l'ambasciata e il ministero'', ha aggiunto Tommasi. ''Siamo isolati e ancora sotto shock. c'e' stata una violenta scossa, poi la gente ha cominiciato a correre urlando. Erano tutti convinti che stesse arrivando lo tsunami''.

BOSCHI, CONSEGUENZA EVENTO DICEMBRE 2005
Il terremoto che la notte scorsa ha colpito l'isola indonesiana di Giava ''non e' in se' un evento eccezionale perche' fa parte delle centinaia di eventi della stessa potenza scatenati dal sisma devastante del 26 dicembre 2005'': lo ha detto il presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Enzo Boschi. ''Gli effetti - ha aggiunto - sono stati pero' catastrofici perche' il terremoto e' avvenuto in una zona densamente popolata e nella quale la qualita' delle costruzioni non era tale da affrontare simili sollecitazioni''. Il terremoto di Giava e' stato di magnitudo 6,2 confrontabile con quello che ha colpito il Friuli nel 1976. ''Troppo debole per innescare un maremoto'', ha detto ancora il presidente dell'INGV, e abbastanza superficiale (e' avvenuto cioe' ad una profondita' compresa entro i primi 10 chilometri della crosta terrestre).

SALVI I TEMPLI DI BOROBUDUR
Lo splendido complesso di templi buddisti di Borobudur, una delle meraviglie del mondo meta frequente di appassionati e turisti, sarebbe intatto e non avrebbe subito alcun danno dopo il devastante terremoto che ha colpito oggi l'isola indonesiana di Giava. Lo hanno detto alcuni testimoni che si sono recati nella zona subito dopo la scossa. Un dipendente di un albergo che sorge proprio davanti al piu' grande tempio buddista del mondo, ha detto che il luogo e' completamente intatto mentre altre costruzioni moderne nelle vicinanze sono crollate. Un altro sito turistico, il complesso del tempio hindu Prambanan, presso Giakarta, ha subito qualche danno alle strutture piu' 'periferiche' ma l'edificio principale e' intatto, secondo un testimone che l'ha riferito all'agenzia Reuters. Il complesso di Borobudur sorge nelle vicinanze dell'antica citta' reale di Yogyakarta, ad un'ora di volo dalla capitale indonesiana, e ai piedi del vulcano Merapi ('Montagna di fuoco') che da alcune settimane aveva fatto registrare una ripresa dell'attivita'. Dopo l'allarme dato dai vulcanologi le autorita' indonesiane avevano disposto l'evacuazione di oltre 30 mila abitanti nelle zone piu' vicine alle pendici del vulcano, ma la maggior parte si era rifiutato di lasciare le proprie case.
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