Vertice Sabatini-Faraoni-Consolini

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Fabio Zingone
00martedì 21 dicembre 2004 20:25
Il day after delle forche caudine di Fabriano è esattamente com'era lecito attendersi. Dall'Olimpo piovono altri fulmini frutto dell'ira funesta di chi comanda, ma è positivo che restino nel recinto della fattoria bianconera. Ieri all'ora di pranzo Claudio Sabatini ha convocato un summit governativo di altissimo livello con il general manager Massimo Faraoni e con Giordano Consolini, per fare il punto della situazione. C'era, da un lato, la comprensibile rabbia del patron che ha visto la sua squadra sciogliersi in un palazzetto tutt'altro che inespugnabile, dall'altro lato c'era il timore che troppe frecce potessero finire per ledere l'ambiente e far male alla squadra. Come già accadde dopo Novara, l'area tecnica ha fatto quadrato, tranquillizzando Sabatini. "Nessun dramma, c'è piena sintonia con Faraoni e Consolini: abbiamo tirato male, regalando due punti preziosi", è stato il commento del proprietario. Una testuggine a protezione del lavoro, della concentrazione che per questi giocatori è fondamentale. Domani, poi, c'è il big match di Capo d'Orlando, la vera buona occasione per dimostrare a tutti il valore del gruppo. Paradossalmente, può essere più semplice avvicinarsi a gare di questa importanza piuttosto che a partite sulla carta facili. Lo s'era detto, Fabriano è stata la conferma. Ma la Virtus, la squadra che vuol vincere il campionato, di prestazioni così brutte non può permettersene, nemmeno se l'impegno appare comodo, nemmeno se tre giorni dopo c'è la Grande Battaglia. Cosa fa arrabbiare maggiormente? Sicuramente vedere che volendo, i bianconeri avevano nel cuore e nella testa delle accelerazioni: vedi il 9-0 piazzato sul 24-23 per Fabriano, vedi l'altro mini sprint sul 39-39. Mini, però. Tutto è stato fatto in versione mignon e quando la truppa di Procaccini s'è accorta d'essere sopravissuta al tifone, che poi era una piccola brezza, ha preso coraggio. E ha vinto. Sul comportamento della Virtus ci sarebbe da eccepire qualcosina, se non altro perché non c’era solo chi aveva la mano storta. C’è stata una panca poco produttiva, forse anche poco coinvolta dai prim’attori, c’è stato chi avrebbe potuto fare di più e non l’ha fatto. Passi Podestà, difficile trovarlo fra le maglie della zona, passa meno Davison che ha giocato di sponda senza mai attaccare. Né provare un tiro, anche da tre, tanto nella situazione poteva andar bene e lui non ha proprio la mano quadrata. Niente. In pratica la Virtus s’è incartata su se stessa, senza mai trovare il mirino buono o la soluzione giusta (3/16 da tre nel quarto periodo) e morendo proprio nel rettilineo finale. Adesso bisogna mettere assieme i cocci. Ma non va lasciata a casa la lucidità. Non c'è il tempo per dei colpi di testa, ma con la pausa sicuramente si guarderà al mercato italiano per trovare quel fromboliere che forse manca: domani intanto si gioca, poi la sosta servirà anche per tracciare le somme sulla condizione fisica di un gruppo apparso non esattamente pimpante. Come venirne fuori? Con la serenità e il lavoro, due componenti essenziali per fare una ciambella col buco. Non bastava vincere, prima, perché anche facendo bottino a Fabriano la prestazione era da voltastomaco. A differenza di Novara, dove la Cimberio aveva avuto un ruolo cospicuo nel deragliamento virtussino, nelle Marche ha fatto tutto la Caffè Maxim. Tirando col 33% s'è perso, tirando col 34% si sarebbe vinto. Ma senza gran godimento, certi nodi erano al pettine in ogni caso. Ora, invece, a Capo d'Orlando basta vincere. Però sembra una scalata dell'Everest, con i siciliani che navigano col vento in poppa, spinnaker bello gonfio, timonati da Ryan Hoover capace di fare 12/18 da tre per 44 punti totali. Più o meno due terzi di quelli che ha messo assieme tutta la Virtus l'altro ieri. In Sicilia, Sabatini non ci sarà e s'affiderà alle frequenze di Radio Bruno, un po' come tutti i tifosi che ora fanno i conti con quel "momento difficile che prima o poi sarebbe arrivato". Virgolettato, perché utilizzato a settembre da molti, con evidente cognizione. Ma c'è pure chi replica che perdere così a Fabriano no, non si può e non si deve. Tra questo fondo e una cavalcata trionfale, ci stanno molte marce intermedie. Allora stamattina presto la Virtus vola a Capo d'Orlando, dove nel pomeriggio s'allenerà preparando la gara fin qui più importante. Due settimane fa poteva sembrare un incontro polposo ma non decisivo, alla luce delle ultime uscite assume almeno i contorni della partita delicata. E vincere avrebbe un tonnellaggio inestimabile per la Vu nera, che cerca nuovamente il sentiero giusto per la cima della classifica avendo tutte le qualità per trovarlo.
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