Virtus, incontentabile Brewer

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vee.dee
00martedì 7 dicembre 2004 14:16
Al play, anima della band di Consolini, piace vincere

- Il Resto del Carlino -

07/12/2004 09:56 - E’ tornato in Italia, dopo alcune stagioni spese in Spagna, per fare il bis. Nella stagione 2000/2001, lui e Granger (un altro transitato da queste parti) regalarono a Biella la promozione nella massima serie. E quei due, Corey Brewer, appunto, e Antonio Granger, furono così bravi da mettere a repentaglio il Grande Slam bianconero. Il primo trofeo di quell’anno — la Coppa Italia — vacillò a lungo, perché per piegare Biella, e quindi Brewer, la Virtus, in quel di Forlì, fu costretta ai supplementari. Altri tempi. Oggi la Virtus punta alla serie A: Corey Brewer lo sa e, forse proprio per questo, gioca ogni gara con un’intensità particolare.
Brewer, come si sta al primo posto?
«Bene, grazie. Ma dobbiamo metterci in testa che il campionato è lungo».
Cos’è, un assist al realismo del suo coach?
«No, è un semplice punto di vista. Siamo primi, siamo da soli con merito, ma tutto questo non basta».
Parente è il capitano della Virtus, lei, forse, è l’anima e il leader.
«Stimo molto Daniele, è un ottimo ragazzo, un compagno sul quale fare affidamento. Ha tanta esperienza: giusto che la Virtus abbia scelto lui come capitano. Io cerco di dare il massimo sempre. Come i miei compagni».
Bologna le piace?
«Certo. Questo è un posto particolare per giocare a basket. C’è l’affetto, c’è passione. E c’è pressione».
Difficile giocare con la pressione addosso?
«Detto che secondo me la pressione è inutile, ai fini pratici, credo che la Virtus, per la sua storia, per le aspettative della sua gente, sia destinata a convivere con questa situazione».
Aveva già giocato a Biella. Punti in comune con Bologna?
«No. Direi che sono maggiori le differenze. Storie troppo diverse».
E tra Crespi e Consolini?
«Diversi punti di contatto. Sono tutti e due molto bravi. Preparano con grande scrupolo e attenzione le partite».
Virtus che vince in difesa.
«Abbiamo elementi validi come Parente e Flamini».
Beh, anche lei non scherza.
«Vero, ma non posso dimenticare nemmeno Pelussi».
Un bel combattente l’argentino, vero?
«Un guerriero. Uno che ci può dare ancora molto».
Conquistato dai compagni. E la città?
«Mi piace molto».
Per il cibo?
«Non solo per quello».
Meglio qua o Biella.
«Due realtà diverse ma ugualmente interessanti».
Il feeling con i suoi connazionali?
«Molto buono».
Un campionato di Legadue l’ha già vinto con Biella. Il Caffè Maxim quando potrà sentirsi sicuro?
«Saranno decisive le gare di ritorno. Certo che se dovessimo arrivare a quel punto con quattro punti di vantaggio, come adesso, o con qualcosa in più non sarebbe male. E potrebbe metterci al riparo da tante sorprese. Ma gli impegni incalzano, non possiamo distrarci».
Tantopiù che lei, domani, tornerà in Piemonte.
«Vero. Giocheremo contro Novara. Che non conosco ancora. Mi hanno parlato molto bene di questa società».
E i suoi acciacchi?
«Me li porto dietro. Ho dei problemi io, ce li hanno anche i miei compagni. Dobbiamo stringere i denti e andare avanti».
Alessandro Gallo
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