vIRTUS, LA FORZA DEI VIAGGI

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Vegas
00martedì 21 marzo 2006 21:52
Dal Pianella esce una Virtus rafforzata: due punti per la classifica ma soprattutto un blitz che serve come puntello. Anche perché nel suo caso le questioni di principio vengono prima di strategia e tattica, raccontando di questa Vu Nera da asporto. Il numero sei in questa stagione. Da tempo, in Seri A, Bologna bianconera non era infatti abituata a viaggi di ritorno da scherzarci su e questa stagione le sta facendo ritrovare il tono perduto. Come non ricordare che nell’ultima massima serie (2002-2003) lontano da Casalecchio furono tutti focolai d’infezione: mai così indietro (quattordicesima), fra coppe e campionato il calvario raccontò più sconfitte che vittorie: 35 su 54 gare. Portata a casa una ogni tre, niente male. Ma soprattutto 0-17 nella casella trasferte domestiche. Mixando batoste a (tanti) finali punto a punto, in Europa qualcosa raccattò pure ed anche di grosso, se è vero che al Marconi riportò gli scalpi di Partizan, Real e Villeurbanne. Ma lungo lo stivale fu zero virgola zero. E si sa, al virtussino che in Italia segue ed in Europa la guarda in tv, sciropparsi al ritorno centinaia di chilometri sempre ingobbito non garbava poi tanto. Ecco dunque la novità di questa stagione: Markovski ha preso per mano un squadra, quella bella, pulita che vuole correre, ma soprattutto scrollarsi di dosso la scimmia da viaggio. E ci è riuscito. L’En attendat Godot di quel sciagurato 2003, oltre ad essere lesivo alla classifica, lo fu per il morale di tutti: in campo e fuori. Ecco allora che, in un campionato contrassegnato dal fattore campo come questo, in due (Treviso e Fortitudo) hanno ancora il parquet inviolato, mentre rispetto alle scorse stagioni le sconfitte interne sono per lo più concentrate fra pochi club (Reggio Calabria ed Avellino su tutte). Alla luce dei fatti, i punti lontano da casa sono ancor di più un prezioso termometro per misurare gli umori, indulgendo pure a palasport sempre più pieni, (quasi 12% di presenze in più dell’anno scorso) che in qualche maniera vanno certamente ad alimentare lo stesso fattore campo. E guarda a caso, chi fra le mura amiche perde di più lo fa proprio negli impianti più vuoti. La facilità con cui Markovski sa indulgere alle antiche profezie di sfiducia, resta dunque il merito maggiore di un coach con cui è addirittura possibile disquisire di attualità geopolitica a mezz’ora dal via in un Pianella infuocato, che abbiamo visto accogliere con una carezza un Di Bella in chiara difficoltà al derby o non scomporsi a Cantù, Livorno e Teramo nei finali punto a punto. La sua Virtus gli è molto simile: come l’Araba Fenice capace di mutare pelle e fisionomia fra un tempo e l’altro. Anche lontano da Casalecchio. Perché se nel calcio, fuori, il gol in coppa vale doppio, nel basket i punti d’asporto possono anche valere i play off.

Alessio Torri
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