Forza Aquile!
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Domenica nera per la Virtus quella appena trascorsa, di un nero preoccupante. Doveva giocare in casa di una delle squadre più in forma del momento, ma non è praticamente mai scesa in campo nei 40 minuti di agonia che ha visto la compagine di Ramagli asfaltare le ombre bolognesi.
Si diceva di una Virtus che poteva prenderle, magari andare sotto nel punteggio, ma mai farsi mettere sotto, invece sembrava quella che perse con Treviso fra le mura amiche, rimediando una...Biella figura! Il limite sottile che separa l’affanno fisico dalla stanchezza mentale è labile ed invisibile, anche se avere testa ma non gambe potrebbe scatenare reazioni quantomeno di orgoglio che non si sono viste. Come era sconsigliabile prima farsi prendere da entusiasmi d’alta classifica, così adesso appare prematuro vedere corvi (o aquile?) pronte a cibarsi dei resti della V. Resta però un’immagine particolare della disfatta biellese...il serafico, l’inglese, l’immutabile Zare Markovski che sbatte una cartelletta per terra e si arrabbia con i suoi. Cosa mai vista a queste latitudini quest’anno, comprensibile ed umana s’intenda, però significa che per la prima volta il timoniere cercava di scuotere i suoi con armi e pungoli inusuali, segno che il solito dialogo fatto di consigli e certezze si era, temporaneamente, dissolto. Non si pensi oggi a celebrare la resa della Virtus, quella squadra fatta di cuore e velocità che tanto ha fatto parlare di sé, un momento di appannamento capita nelle migliori compagini, ma rimane come detto il modo in cui affondare quasi senza sventolare la propria dignità. Si dirà ora di un dilagante senso di appagamento per la salvezza raggiunta e per i play off (termine vietato d’ora innanzi per pura scaramanzia) a portata di mano, ma viene da chiedersi se il centometrista che si classifica per la batteria di finale, fa una pedana in versione gita domenicale o cerca di dare tutto quello che l’ha portato fino a quella gara??
Si consideri anche che la Virtus, non avendo l’assillo, l’impegno di una coppa, ha potuto curare con maggiore tranquillità la propria preparazione atletica, cominciata mesi e mesi fa verissimo, ma che ha visto un recente richiamo proprio per avere benzina da spendere sugli ultimi tornanti.
Se le gambe si fanno pesanti, e la testa fin troppo leggera, davanti a diavoli assatanati che si giocano l’accesso ai play off (ops…seconda fase), quando vedi che il tuo faro è al palo e il parquet si colora di un Blu notte, il vice faro si accartoccia su una caviglia ballerina, forse è umano tirare i remi in barca se non ti chiami di Bella e vuoi far nascere rimpianti a prescindere. Le tossine mentali si smaltiscono riconoscendo i propri errori, quelle fisiche dosando le fatiche settimanali, cercando di ritrovare quelle certezze che hanno accompagnato questa stagione, perché quelle vanno buttate in campo contro i cugini più ricchi, che non sembrano irresistibili, ma che potrebbero passeggiare su una squadra anche lontana parente di quella che ha perso a Biella.
Non è la caduta che deve far pensare, per quanto dolorosa, semmai l’eventuale assenza del tentativo di rialzarsi, che sarebbe ben più grave. Di rocce a facile presa a cui aggrapparsi, per tornare a guardare il volto della decenza, non se ne paventano all’orizzonte, ma questo si sapeva, e l’imminente derby sembra essere una terapia d’urto per questa Virtus acciaccata. Sarà la cura giusta o saremo solo cibo per uccelli rapaci?
Fabrizio Bonetti
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